Il sale può nuocere gravemente alla salute

SaleSe pressione alta e malattie cardiovascolari non vi spaventano abbastanza, forse potrebbero essere lemalattie autoimmuni a convincervi, finalmente, a diminuire la quantità di sale nei vostri piatti.

Ben tre nuovi studi, pubblicati sull’ultimo numero di Nature, puntano infatti il dito contro il sale, dimostrando che può peggiorare il rendimento del sistema immunitario, causando le risposte anomale che determinano l’insorgere di malattie autoimmuni, sindromi come, ad esempio, la sclerosi multipla e il lupus.

Le malattie autoimmuni sono patologie accomunate da una causa comune: un malfunzionamento del sistema immunitario che porta i sistemi di difesa dell’organismo ad attaccare gli organi del corpo. Molti specialisti negli ultimi decenni hanno osservato un aumento dell’incidenza di queste patologie, ma le cause del fenomeno non sono state mai state chiarite. Oggi, i tre nuovi studi sembrerebbero indicare che la radice del problema è da ricercarsi probabilmente nell’aumento del sale contenuto nella nostra dieta.

Nel primo lavoro, i ricercatori dell’Università di Yale sono stati guidati da un indizio, ovvero l’osservazione che il cibo dei fast-food, estremamente ricco di sale, tende a scatenare un aumento della produzione di cellule infiammatorie. Queste sono normalmente prodotte per rispondere all’attacco dei microorganismi patogeni, ma nel caso delle malattie autoimmuni “impazziscono” attaccando i tessuti sani.

In Svezia le foreste e la biodiversità sono in declino

Paesaggio svedeseLe foreste svedesi sono all'orlo del collasso. Non perché manchino gli alberi, ma perché le foreste naturali lasciano oramai il passo a monocolture produttive, con poca o nulla ricchezza di biodiversità.

Il 75 per cento delle popolazioni di specie minacciate, è in declino. Il taglio a raso delle foreste naturali continua su larga scala. Monocolture e taglio a raso sembrano essere l'unica metodologia di gestione forestale accettata in Svezia.

Dato che la monocoltura consiste nel piantare alberi (della stessa specie) è considerata “sostenibile” in quanto in grado di mantenere nel tempo la produttività. Ma una foresta non è soltanto una fabbrica di legno, e la sua gestione, per essere davvero sostenibile, deve mantenerne intatti tutti i servizi, le funzionalità e la biodiversità. Un recente studio pubblicato in Svezia da ricercatori dell'Università di Scienze Agricole e Forestali dimostra come una vasta gamma di specie di alberi per la produzione di legname contribuisce a mantenere i servizi ecosistemici.

I ricercatori hanno verificato, assieme a tasso di crescita degli alberi, sei diversi servizi ecosistemici assicurati offerte dalle foreste (la crescita degli alberi, lo stoccaggio del carbonio, la produzione di frutti di bosco, il cibo per la fauna selvatica, la presenza di legno morto, e la diversità biologica). Il risultato è che “tutti e sei i servizi sono proporzionalmente correlati al numero di specie arboree”, suggerendo che le foreste miste siano in grado di offrire una gamma più ampia di prodotti forestali.

Sei multinazionali che schiavizzano i lavoratori, soprattutto minorenni

Traffico esseri umaniLo schiavismo è purtroppo una realtà ancora presente, nei Paesi in via di sviluppo e non solo, come pratica abitudinaria da parte di numerose multinazionali al fine di ottenere il massimo guadagno e rendimento produttivo, a costo zero per i loro bilanci economici, ma a costo della vita per centinaia di adulti e bambini in tutto il mondo, costretti a lavorare in condizioni disumane per soddisfare ogni bisogno consumistico dei Paesi industrializzati.

Spesso anche noi ci ritroviamo ad essere complici, a nostra insaputa o per carenza di informazione, di una realtà che dovrebbe essere scomparsa da decenni, ma che continua a persistere e a condannare coloro che ne cadono vittima giorno dopo giorno, senza sosta.

Lo schiavismo non è purtroppo assente nemmeno nel nostro Paese, come nel caso della multinazionale delle bevande Coca Cola.

1) Coca Cola

L'eclatante caso di Rosarno, in Calabria, è stato messo in luce da un'inchiesta effettuata da parte di The Ecologist ed in seguito ripresa da The Independent, che ha reso noto come nel mezzogiorno la raccolta delle arance destinata alla produzione delle bibite del noto marchio avvenisse in condizioni di schiavitù per mano di migranti provenienti dall'Africa, spesso dopo aver raggiunto le coste italiane a seguito di una squallida traversata vista come unica speranza di sopravvivenza. Coca cola avrebbe reagito semplicemente tagliando i ponti e gli accordi precedentemente stipulati con le aziende calabresi produttrici di arance, a difesa della propria immagine di multinazionale "pulita".

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