Le api e i fiori interagiscono tra loro tramite segnali elettrici

ApeI fiori hanno metodi di comunicazione che sono almeno altrettanto sofisticati come quelli ideati da una qualsiasi agenzia pubblicitaria, secondo un nuovo studio, pubblicato su Science Express da ricercatori dell’Università di Bristol.

La ricerca mostra per la prima volta che impollinatori come bombi sono in grado di trovare e distinguere i segnali elettrici trasmessi dai fiori. Tuttavia, ogni annuncio per avere successo, deve raggiungere, ed essere percepito dal suo target di riferimento. I fiori spesso producono colori vivaci, e modelli e fragranze seducente per attirare i loro impollinatori.

I ricercatori della Scuola di Bristol di Scienze Biologiche, guidato dal professor Daniel Robert, ha scoperto che i fiori hanno il loro equivalente di un’insegna al neon, modelli di segnali elettrici in grado di comunicare informazioni all’insetto impollinatore. Questi segnali elettrici sono in grado di lavorare insieme con altri segnali interessanti del fiore per migliorare il potere o la pubblicità floreale.

Le piante sono di solito hanno cariche elettriche negative ed emettono deboli campi elettrici. Da parte loro, le api acquisire una carica elettrica positiva, fino a 200 Volt, mentre volano attraverso l’aria. Nessuna scintilla è prodotta da un’ape carica quando si avvicina su fiore, ma certamente una piccola forza elettrica si accumula trasmettendo potenzialmente informazioni.

Posizionando elettrodi negli steli delle Petunie, i ricercatori hanno dimostrato che, quando atterra un ape, potenziali cambiamenti avvengono nel fiore e rimane così per diversi minuti.

Sempre meno vita nell'Oceano Pacifico a causa dell'inquinamento

Ivan MacfadyenL’oceano Pacifico è morto, è svuotato di ogni vita. Ci sono solo rifiuti e barche per la pesca industriale intente a saccheggiare accuratamente quel poco che è ancora rimasto.

Ha fatto il giro del mondo, sui media di lingua inglese, il racconto struggente, tragico e a suo modo poetico di un marinaio, Ivan Macfadyen (foto), che ha ripetuto la traversata del Pacifico effettuata dieci anni fa. Allora fra l’Australia e il Giappone bastava buttare la lenza per procurare pranzo e cena succulenti. Stavolta in tutto due sole prede. Dal Giappone alla California, poi, l’oceano è diventato un deserto assoluto formato da acqua e rottami.

Nessun animale. Non un solo richiamo di uccelli marini. Solo il rumore del vento, delle onde e dei grossi detriti che sbattono contro la chiglia.

Il racconto di Ivan Macfadyen, vecchio marinaio col cuore spezzato dopo 28 giorni di desolata navigazione nel Pacifico, è stato raccolto dall’australiano The Newcastle Herald ed è stato variamente ripreso da decine e decine di testate, tutte in inglese.

Macfadyen ha navigato con il suo equipaggio a bordo del Funnel Web sulla rotta Melbourne - Osaka – San Francisco. Dice di aver percorso in lungo e in largo gli oceani per moltissimi anni, dice di aver sempre visto uccelli marini che pescavano o che si posavano sulla nave per riposarsi e farsi trasportare. E poi delfini, squali, pesci, tartarughe… Stavolta nulla di tutto ciò: nulla di vivo per oltre 3.000 miglia nautiche.

Si estende a macchia d'olio lo scandalo della carne equina etichettata come manzo

HamburgerLo scandalo della carne equina, etichettata come manzo, dilaga in Europa.

Nel Regno Unito la contaminazione riguarderebbe anche cibi serviti nelle mense delle scuole, negli ospedali, nei pub e negli alberghi. Le autorità britanniche che hanno disposto controlli su 2500 prodotti hanno reso noto che soltanto 29 sono risultati positivi e che la percentuale di carne di cavallo non supererebbe mai l’1%.

Ma le rassicurazioni non bastano.

“Penso – dice la mamma di un bambino che frequenta la scuola Bowerham – sia sbagliato. È disgustoso. Solo per fare soldi. Non è giusto. Tu paghi per quello che dovrebbe essere. Se è manzo è manzo, non un’imitazione”.

Queste finora le cifre dello scandalo alimentare: 750 tonnellate di carne equina, proveniente per lo più dai macelli della Romania; 45 milioni di pasti pronti contaminati e distribuiti in 12 Paesi. E mentre Bucarest respinge le accuse di false etichettature, Bruxelles prova a minimizzare.

“Non dovremmo – sostiene Tonio Borg, commissario alla Salute dell’Unione Europea – creare panico se non ci sono indicazioni a questo riguardo, perché come sapete a volte le reazioni possono essere irrazionali. Quindi a meno che non venga provato che si tratti di qualcosa che riguarda la salute, continueremo a trattarlo come un problema di etichettatura. Finora è una questione di etichettatura”.

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