Dimostrazione dell'invalidità dell'effetto Mpemba

L'effetto Mpemba è uno fenomeno in cui una stessa quantità di acqua calda si raffredda più velocemente e solidifica prima di quella fredda

L'effetto Mpemba è un processo in cui l'acqua calda può congelare più velocemente dell'acqua fredda.

Viene descritta la dimostrazione dell'invalidità dell'effetto Mpemba con i processi termodinamici e il suo metodo operativo.

L'effetto Mpemba è un processo in cui l'acqua calda può congelare più velocemente dell'acqua fredda.

Questa affermazione è contro-intuitiva. In effetti, l'effetto Mpemba infrange le leggi termodinamiche fondamentali. Infatti, non ci sono prove significative della validità dell'effetto Mpemba:

- Il fenomeno, se inteso come "congelamento dell'acqua calda più veloce dell’acqua fredda", è difficile da riprodurre o confermare perché questa affermazione è mal definita;

- Sebbene l'effetto Mpemba sia reale, non è chiaro se la spiegazione sia banale o illuminante.

Tuttavia, con queste definizioni, questo effetto non è mai stato chiaro. D'altra parte, ci sono molte circostanze in cui l'effetto non è osservato. I principali riferimenti all'effetto risalgono almeno agli scritti di Aristotele [2], ma mostrerò che questo effetto è sbagliato. Inoltre, mostrerò le prove disponibili per la negazione dell'effetto Mpemba e svolgerò i miei esperimenti mediante il raffreddamento dell'acqua in condizioni attentamente controllate. Descriverò una dimostrazione matematica che viola il principio fisico, arrivando a una contraddizione delle leggi termodinamiche. La dimostrazione mostrerà che quindi l'effetto Mpemba non può verificarsi e non esiste se i parametri iniziali sono equivalenti correttamente. La vasta gamma di esperimenti multidimensionale richiesta spiega perché l'effetto non è ancora stato compreso e dimostrato.

Gli effetti dell’inquinamento in ambiente interno in Himalaya

Uno studio in Himalaya verifica gli effetti dell’inquinamento indoor sul sistema respiratorio e cardiocircolatorio della popolazione locale

Uno studio del Consiglio nazionale delle ricerche svolto in un villaggio dell’Himalaya abitato dalla popolazione Sherpa dimostra che una cattiva qualità dell’aria in ambiente interno può causare danni al sistema respiratorio e cardiocircolatorio.

La ricerca, realizzata in collaborazione con l’Università di Ferrara e l’Università di Pisa, è in via di pubblicazione su European Journal of Internal Medicine.

Ricercatori del Consiglio nazionale delle ricerche hanno condotto uno studio sulla montagna himalayana per verificare gli effetti dell’inquinamento indoor sul sistema respiratorio e cardiocircolatorio della popolazione locale. Il lavoro, realizzato in collaborazione con il Dipartimento di scienze biomediche e chirurgico specialistiche dell’Università di Ferrara e con l’Università di Pisa, è in via di pubblicazione sulla rivista European Journal of Internal Medicine.

Il tema è stato oggetto di recente a Ginevra della prima conferenza globale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sugli effetti dell’inquinamento dell’aria sulla salute. Secondo i dati dell’Oms, la presenza in atmosfera del particolato atmosferico fine di origine antropica (PM2.5, generalmente definito 'polveri sottili') costituisce il sesto fattore di rischio per la salute umana e ha causato nel 2016 a livello globale 4,1 milioni di morti per disturbi respiratori, cardiovascolari e per cancro polmonare. Un numero di decessi maggiore rispetto a quello dovuto a più noti fattori di rischio quali abuso di alcool o inattività fisica, e simile a quello per elevati livelli di colesterolo nel sangue o obesità.

Mutamenti del clima: danneggiati 100 siti militari negli USA

Cento strutture militari statunitensi danneggiate da eventi derivati dal mutamento del clima. I cambiamenti climatici sono il nuovo nemico degli USA

Negli Stati Uniti gli eventi estremi, causati dal mutamento del clima, hanno seriamente danneggiato decine di strutture militari. L'esercito Usa d'ora in poi dovrà 'combattere' contro un nuovo potentissimo nemico: i mutamenti climatici

Nello scorso mese di ottobre, l'uragano Michael ha devastato la base aerea di Tyndall(1) nella striscia di terra della Florida, strappando i tetti dagli edifici, forzando l'evacuazione della base e provocando ciò che l'Air Force ha definito "danno catastrofico".(2) Alcune settimane prima in California, un incendio ha indotto all'evacuazione il Marine Corps Mountain Warfare Training Center.

È ormai certo che il clima estremo sta influenzando negativamente anche gli apparati militari statunitensi all'interno degli Stati Uniti.

Secondo un'indagine condotta dal Dipartimento della Difesa tra il 2013 e il 2015,(3) almeno un sito militare in ogni stato è stato influenzato negativamente da alcuni tipi di condizioni meteorologiche estreme, inondazioni o incendi. Il sondaggio indica che il danno è stato fatto alle operazioni aeroportuali, alle strutture di addestramento e alle infrastrutture di trasporto ed energetiche. Con l'evoluzione dei cambiamenti climatici questi rischi cresceranno ulteriormente. Alcune delle località più vulnerabili si trovano lungo le coste, dove un innalzamento del livello del mare di circa tre metri (stima prudente di un aumento entro il 2100) dovrebbe proiettare circa 130 basi a rischio di danni dovuti a maremoti e mareggiate.(4)

C'è anche una forte tendenza al riscaldamento in queste località in tutti gli Stati Uniti: dal 1950, tutte le 100 basi militari scelte per la nostra analisi stanno diventando più calde. Queste basi sono state scelte in base alla loro dimensione, importanza e popolazione.

Pagine