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In Italia le banche beneficiano dell'immunità fiscale

UnicreditLa sentenza, c’è da scommetterci, farà discutere. Secondo la Corte di Cassazione per le banche e le grandi società “ben può parlarsi di una vera e propria impunità fiscale” dato che “l'attuale sistema punitivo, e soprattutto quello volto al recupero dei proventi del reato attraverso la confisca di valore, nella materia dei reati tributari" è “inefficace e evidenzia una disparità di trattamento in riferimento alla previsione della confisca”.

I magistrati, insomma, non avrebbero armi per sottrarre a banche e società i frutti dell’evasione fiscale. Tutto è partito dalla vicenda Brontos, l’operazione di swap in lire turche fatta da Unicredit con Barclays e che secondo i magistrati avrebbe comportato un evasione fiscale di 245 milioni di euro.

La banca, all’epoca guidata da Alessandro Profumo, ha patteggiato con il Fisco versando 260 milioni circa per chiudere tutte le pendenze con l’Agenzia delle Entrate. Ma processo penale e processo tributario in Italia, hanno strade parallele ma separate. Dunque chiudere i conti con il Fisco non significa mettersi a posto anche con i magistrati.

La procura di Milano aveva sequestrato ad Unicredit 245 milioni di euro “per equivalente”. Una norma cautelare (un po' come la carcerazione preventiva, ma che a differenza di questa non ha scadenze) che permette di congelare il presunto provento dell’illecito. La somma era stata liberata dal riesame, ma la procura aveva fatto ricorso in Cassazione. Che ha respinto la richiesta. Ma a sorprendere sono le motivazioni depositate oggi.

Per pagare le tasse quasi tutte le aziende italiane sono costrette a indebitarsi

IndebitatoPer il 74% delle imprese la pressione fiscale è cresciuta del 22%. Risultato: non investono, non pagano i fornitori e licenziano

Più di un'azienda su due si indebita per pagare le tasse. È il risultato di un'indagine di Confartigianato, secondo cui il 58% degli intervistati, pari a 615.000 aziende, deve ricorrere a prestiti bancari o è costretto a chiedere al fisco dilazioni di pagamento.

E addirittura 40.000 imprenditori non potranno pagare le imposte per mancanza di liquidità. Il sondaggio Ispo/Confartigianato su un campione di imprenditori artigiani, condotto tra il 6 il 12 dicembre, rivela che per il 74% delle imprese, pari a 1.067.214 aziende, negli ultimi 12 mesi la pressione fiscale è cresciuta in media del 22,6 per cento.

La quota nazionale del 74% di imprese che dichiarano un aumento delle tasse viene addirittura superata nei casi delle imprese con dipendenti (79%), in quelle localizzate nel Nord Ovest (83%) e nel Mezzogiorno (80%), nelle aziende impegnate nel settore dei servizi alla persona (80%).

Fisco cannibale - A causa della pressione fiscale da record il 33% degli imprenditori è stato costretto a ritardare il pagamento dei propri fornitori, mentre il 29% ha dovuto rinunciare a fare investimenti in azienda.

In Italia gli stagisti al Ministero del Tesoro sono retribuiti 1 euro l'ora

Ministero del TesoroIl ministero dell’Economia ha bandito 34 posti per uno stage rivolto a giovani neolaureati o laureandi. Uno stage “miseria” che prevede 7 euro al giorno di rimborso spese, circa un euro l’ora. Uno stage “low cost”, come lo definisce il Corriere della Sera, che non è però tra i peggio retribuiti.

Il 50% degli stage è completamente gratuito, mentre solo il 30% prevedere rimborsi spese che non superano i 500 euro. Pochissimi i fortunati che per un tirocinio vedranno un rimborso di 700 euro e oltre, solo il 5,3% dei “miserabili” stagisti.

I dati sugli stage, nel paese dove la disoccupazione giovanile ha raggiunto il 36,5% ed è in costante crescita, non sono incoraggianti. Le persone che hanno partecipato ad uno stage nel 2011 sono state 571mila, di cui 200mila in enti pubblici, 311mila nelle imprese e 60mila in enti no profit. Di questi solo il 39% è stato assunto al termine dello stage dall’impresa in cui erano stati formati. E nel 56% dei casi si trattava di stage senza benefit.

Intanto oltre mezzo milioni di giovani spera nella “congrua indennità” stabilita dalla riforma del Lavoro firmata dal ministro del Welfare Elsa Fornero, che riconosce una “congrua indennità, anche in forma forfettaria, in relazione alla prestazione svolta”.

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