I defunti interagiscono nei nostri sogni

Robert Moss“Vi svelo un segreto che segreto non è: noi non abbiamo bisogno di medium per parlare con i nostri cari defunti, ma possiamo farlo direttamente, ogni notte, tramite i nostri sogni”.

Robert Moss è storico, giornalista, scrittore, poeta. Da uno dei suoi scritti: “Libro del sognatore dei morti”, riportiamo un passo significativo: “Molti di noi desiderano contattare i loro amati defunti. Ci mancano? Ci tormentiamo per averne il perdono o chiudere le cose rimaste in sospeso. Desideriamo anche ardentemente di sapere se c’è la vita dopo la morte fisica. Questa è una delle principali ragioni per cui la gente ricorre ai medium".

Ed allora vi dico un segreto: noi non abbiamo bisogno di medium per parlare con i trapassati, ma possiamo avere comunicazioni dirette con loro, tempestivamente ed in modo vantaggioso, solo prestando attenzione ai nostri sogni dove li incontriamo ogni notte. Qualche volta loro vengono per guidarci o rassicurarci sulla vita dopo la morte; qualche volta sono loro invece ad aver bisogno del nostro aiuto, perché sono smarriti e confusi o hanno bisogno di perdono. I sogni dei defunti ci aiutano, quindi, ad avere una conoscenza di prima mano su ciò che succede dopo la morte fisica.

Il biossido di carbonio è indispensabile alla vita sulla Terra

CO2Un recente documentario, intitolato “Carbon dioxide, the pollutant debunked”, dimostra che il biossido (o diossido) di carbonio – la dicitura “anidride carbonica” è obsoleta ed imprecisa – non è, a differenza di quanto affermano i buffoni della climatologia e gli ignoranti, un inquinante né tanto meno il responsabile di un inesistente riscaldamento globale.

Questi i punti fermi sul CO2.

• Il biossido di carbonio è indispensabile alla vita sulla Terra: senza CO2 il fitoplancton e le piante morirebbero. Senza le piante, non esisterebbe la fotosintesi clorofilliana che rifornisce l’atmosfera di ossigeno.

• I rapporti degli “scienziati” che cianciano di “global warming” sono una truffa.

• Di per sé un accrescimento naturale delle temperature non è una calamità: si ricordi l’optimum climatico che, tra il secolo XII e XIV consentì ai Normanni di stabilire degli insediamenti in Groenlandia dove furono praticati l’agricoltura e l’allevamento. I Normanni, dopo aver colonizzato le coste meridionali della Groenlandia, si diressero in America di cui sono i veri scopritori, poiché gli Uomini del Nord furono i primi ad attribuire al nuovo continente un nome. Essi lo chiamarono Vinland che significa “terra della vite selvatica” o “terra delle praterie”.

Indonesia: l'impatto dell'industria cartaria sul clima globale

Deforestazioni in IndonesiaTroppo fumo, o in inglese, ‘Too Much Hot Air‘, titola il rapporto rilasciato dalla rete di associazioni ambientaliste Environmental Paper Network (EPN) che denuncia il terribile impatto dell'industria cartaria in Indonesia e sul clima globale: più alto di un paese industrializzato come la Finlandia, più alto di 32 mega-centrali a carbone, più alto di decine di paesi nel mondo.

Il motivo si chiama “torba”: infatti le piantagioni di acacia si sono estese sulle paludi torbiere, e per mantenere le piantagioni produttive la torba deve essere drenata con canali e tenuta asciutta, ma in questo modo rilascia immense quantità di carbonio. E non solo....

Le piantagioni che riforniscono le cartiere si estendono su oltre un milione di ettari di torbiere (un'area vasta quanto la Jamaica). 600.00 ettari sono controllati dai fornitori della Asia Pulp & Paper (APP) e più di 250.000 dai fornitori della APRIL, il resto da altri operatori. Dato che le piantagioni su torba drenata rilasciano ogni anno tra le 70 e le 80 tonnellate di CO2 per ettaro, l'intero settore rilascia 88 milioni di tonnellate, senza calcolare l'insorgere di incendi, come quelli verificatisi nell'autunno 2015, dato che la torba è altamente infiammabile.

Questi incendi hanno creato una nube di fumo che ha coperto l’intera regione, causando malattie respiratorie a milioni di persone in Indonesia e nei paesi confinanti. Intere province hanno avuto le scuole chiuse e i voli sospesi, mentre nei mesi degli incendi l’Indonesia ha emesso più CO2 degli Stati Uniti.

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