Lavoro

Spettro povertà ed esclusione sociale per 17,5 mln di italiani

Povertàl dato è sostanzialmente stabile rispetto al 2014, ma peggiorano le condizioni delle famiglie con almeno 5 componenti

La fotografia scattata dall'istat sulla povertà in Italia è impietosa: oltre uno su quattro è a rischio, con dati drammatici al Sud del Paese, dove la percentuale si avvicina a metà della popolazione. Di più, la diseguaglianza tra i redditi dei ricchi e dei poveri è tra le maggiori in Europa. Il 'metro' per misurare la situazione è la definizione adottata nell'ambito della Strategia Europa 2020, ovvero deve verificarsi almeno una delle seguenti condizioni: rischio di povertà, grave deprivazione materiale, bassa intensità di lavoro.

I DATI - Nel 2015 si stima che il 28,7% delle persone residenti in Italia sia a rischio di povertà o esclusione sociale. La quota è sostanzialmente stabile rispetto al 2014 (era al 28,3%) a sintesi di un aumento degli individui a rischio di povertà (dal 19,4% a 19,9%) e del calo di quelli che vivono in famiglie a bassa intensità lavorativa (da 12,1% a 11,7%); resta invece invariata la stima di chi vive in famiglie gravemente deprivate (11,5%).

Si rilevano segnali di peggioramento tra chi vive in famiglie con almeno cinque componenti (dal 40,2% al 43,7%) e, in particolare, tra chi vive in coppia con almeno tre figli (da 39,4% a 48,3%, pari a circa 2.200.000 individui). Tale peggioramento è associato ad un incremento sia del rischio di povertà (+7,1%) sia della grave deprivazione materiale (+3%). Per gli stessi individui si osserva, invece, un miglioramento per la bassa intensità lavorativa (che passa dal 14,6% al 12,4% tra gli individui delle famiglie numerose e dal 14,1% all'11,4% tra le coppie con almeno tre figli).

L'Italia dell'economia sommersa

Economia sommersaL'unica economia che non smette mai di crescere è quella del sommerso e delle attività illegali: vale 211 miliardi di euro nel 2014 secondo i nuovi dati Istat, che segnalano una evidente accelerazione del fenomeno rispetto al 2014: dal 12,4% al 13% del Pil, cioè 8 miliardi di euro in più.

La parte del leone la fa l'economia sommersa, con 194 miliardi e il 12% del Pil, mentre l'economia illegale vale l'1% del Pil (17 miliardi).

Se è vero che le attività illecite e criminose dipendono in buona misura anche da condizioni storiche di sottosviluppo, la rapida e costante crescita dell'economia sommersa è un segnale evidente di cattivo governo. Va detto, infatti, che non tutta l'evasione fiscale e il lavoro nero sono figli di logiche disoneste, ma spesso e volentieri, in periodi prolungati di crisi e di alta pressione fiscale (che il Bomba ha mantenuto ben oltre il 40%) ad alimentare sono la necessità di non fallire, proteggendo l'impresa, magari a conduzione famigliare, e i lavoratori, che diversamente andrebbero a gravare sulla casse dello Stato attraverso spesa per sussidi di varia natura.

Non a caso il 46,9% dell'economia invisibile proviene da sotto-dichiarazioni da parte degli operatori economici e il 36,5% da impieghi irregolari, mentre il contributo dell'economia illegale si limita all'8%.

1.500.0000 di italiani sul lastrico e senza posti in hotel

Italiani sul lastricoQuesto articolo è stato postato lo scorso mese di marzo 2106. Tuttavia risulta ancora molto attuale ! «Nel 2014, 1 milione 470 mila famiglie residenti in Italia (il 5,7% del totale) sono stimate attraverso l’indagine in condizione di povertà assoluta, si tratta di 4 milioni e 102 mila individui (il 6,8% dell’intera popolazione)».

Questi gli allarmanti dati presentati dall’Istat in audizione alla Camera davanti alle commissioni Lavoro e Affari sociali per il ddl povertà. Il fenomeno – continua l’Istat – appare più diffuso tra le famiglie residenti nel Mezzogiorno, dove si stimano in condizione di povertà circa 704 mila famiglie (l’8,6% del totale), pari a 1,9 milioni di individui poveri (il 45,5% del totale dei poveri assoluti).

Livelli elevati di povertà assoluta sono stati osservati dall’Istat «anche per le famiglie con cinque o più componenti (16,4%), soprattutto se coppie con tre o più figli (16%), e per le famiglie con membri aggregati (11,5%); l’incidenza sale al 18,6% se in famiglia ci sono almeno tre figli minori e scende nelle famiglie di e con anziani (4% tra le famiglie con almeno due anziani)».

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