Le religioni hanno distrutto i poteri dell'uomo

ReligioniIl Cristianesimo è uno strumento per rimuovere la conoscenza spirituale ed occulta dalla popolazione in modo che tale potere possa essere tenuto nelle mani di pochi per manipolare e schiavizzare le masse.

Quando il Cristianesimo o i suoi coorti prendevano controllo di una regione o di un paese, i testi spirituali antichi e gli archivi venivano rimossi e/o distrutti e coloro che avevano conoscenze spirituali venivano sterminati dall’Inquisizione.

La maggior parte delle persone non si accorge di questo perché a loro manca la conoscenza dell’occulto, del potere del pensiero, e dell’energia psichica. (poteri che OGNUNO di noi ha fin dalla nascita) Ovviamente, i Potere dei piccoli uomini, lavora per rinforzare il concetto che l’occulto, i poteri della mente e dello spirito non abbiano senso e siano sciocchezze.

Distruggendo gli archivi antichi, si permise che una “storia” alternativa inventata fosse scritta, in maniera da scollegare l’umanità dalle sue vere origini. Controllare la storia è importante perché se viene manipolato il modo in cui la gente vede quello che chiamiamo il passato, questo influenza il presente ed il futuro. Per capire realmente la Bibbia e vedere la verità con i propri occhi, bisogna essere molto competenti nel campo dell’occulto. Il potere della mente di massa è elevato.

Tumori: disuguaglianze nei trattamenti sanitari

TAC e pilloleOgni anno nel Mondo muoiono 8,8 milioni di persone a causa del cancro, un dramma che in molti casi può essere curato o prevenuto.

Di questi 8,8 milioni di morti, quasi la metà è rappresentata da morti premature, ovvero che riguardano persone tra i 30 e i 69 anni, e l’Organizzazione mondiale della sanità ha come obiettivo quello di ridurre questo numero del 25% entro il 2025.

In occasione della giornata mondiale contro il cancro, l’Oms, molti leader, operatori sanitari e sostenitori in tutto il mondo pongono l’attenzione sulla necessità di consentire a tutti un equo accesso ai servizi sanitari.

Infatti, al primo posto del loro intervento c’è la necessità di affrontare le attuali disuguaglianze: dall’esposizione ai fattori di rischio, all'accesso allo screening, alla diagnosi precoce e all’assistenza tempestiva. Il divario è presente nei paesi a reddito medio-alto, in particolare all'interno di determinati gruppi: gli indigeni, gli immigrati, i rifugiati, le popolazioni rurali e appartenenti a un livello socio-economico basso.

Come risposta urgente a questo divario globale, la Uicc (Unione per il Controllo Internazionale del Cancro) ha lanciato la sua seconda iniziativa per migliorare l'accesso alla diagnosi e alle cure per il cancro, “Treatment for All” (trattamenti per tutti), perché questo male non può essere alleviato esclusivamente attraverso la prevenzione, ma richiede una risposta persuasiva e solida a tutti i livelli, nazionale e globale.

Istat: dati sulle molestie fisiche subite dalle donne per poter lavorare

MolestieIl 9 per cento delle donne italiane ha subito molestie fisiche o ricatti sessuali sul posto di lavoro, stiamo parlando di 1 milione 404mila donne, 425 mila solo nei tre anni precedenti alle interviste condotte dall'Istat nel biennio 2015-2016.

È quanto riporta l'Istituto nel report appena diffuso e dedicato proprio a molestie e ricatti sessuali sul lavoro,(1) un quadro che va ad inscriversi all'interno di un fenomeno più ampio e solo lievemente in diminuzione. Si stima infatti che siano 8 milioni 816mila (43,6%) le donne fra i 14 e i 65 anni che nel corso della vita hanno subito qualche forma di molestia sessuale, sottolinea l'Istat.

Un numero decisamente importante.

Tornando al mercato del lavoro, sono 1 milione 173mila le donne che in Italia dichiarano di essere state ricattate sessualmente nel corso della propria carriera per essere assunte, per mantenere il posto di lavoro o per ottenere progressioni.

Nei tre anni precedenti all'indagine sono state 167 mila a subire ricatti di questo tipo: al momento dell’assunzione ne sono state colpite più frequentemente le donne impiegate (37,6%) o le lavoratrici nel settore del commercio e dei servizi (30,4%).

Pagine