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L'apprendimento automatico predice la morte o l'infarto

L'apprendimento automatico predice la morte o l'infarto

L'apprendimento automatico sta superando gli umani nel predire la morte o l'infarto. Questo è quello che suggerisce uno studio presentato recentemente all'ICNC 2019.

Analizzando ripetutamente 85 variabili in 950 pazienti con aspettative di vita di sei anni, un algoritmo ha “imparato” come interagiscono i dati dei loro volti. Ha quindi identificato i modelli che correlavano le variabili alla morte e all'attacco cardiaco con una precisione superiore al 90%.

L'apprendimento automatico, il moderno fondamento dell'intelligenza artificiale (AI), viene utilizzato ogni giorno. Il motore di ricerca di Google, il riconoscimento facciale su smartphone, le auto a guida autonoma, i sistemi di raccomandazione di Netflix e Spotify utilizzano tutti algoritmi di apprendimento automatico per adattarsi al singolo utente.

I medici si basano sui punteggi inerenti alle probabilità di rischio per prendere decisioni terapeutiche. Tuttavia, questi punteggi derivano da una serie di variabili e spesso hanno una precisione modesta nei singoli pazienti. Tuttavia, mediante la reiterazione e l'aggiustamento di alcuni processi di calcolo, l'apprendimento automatico può sfruttare grandi quantità di dati e identificare modelli complessi che potrebbero non essere evidenti agli esseri umani.

L'autore dello studio, il dottor Luis Eduardo Juarez-Orozco, (1) del Turku PET Centre, (2) in Finlandia, ha dichiarato: “Gli umani hanno difficoltà a pensare oltre tre dimensioni (un cubo) o quattro dimensioni (un cubo nel tempo). Il momento in cui saltiamo nella quinta dimensione ci perdiamo. i modelli ad alta dimensionalità sono più utili dei modelli a singola dimensione per prevedere i risultati negli individui e per questo abbiamo bisogno dell'apprendimento automatico.”

I cambiamenti del clima erodono le coste dell'Artico canadese

I cambiamenti del clima erodono le coste dell'Artico canadese

Rilevazioni con l'impiego di droni hanno permesso di constatare nell'Artico canadese una rilevante erosione costiera - fino a un metro al giorno - a causa dei cambiamenti del clima.

Le tempeste nell'Artico canadese stanno rimuovendo via quantità crescenti di permafrost costiero - terreno ghiacciato - che viene esposto quando il ghiaccio marino si scioglie durante l'estate.

I risultati evidenziano il cambiamento in atto nella regione poiché un clima più caldo porta a stagioni estive più lunghe. Il ghiaccio marino si scioglie anticipatamente e si riforma più avanti nell'anno rispetto a prima, esponendo la costa a ingenti danni provocati dalle tempeste causate dai cambiamenti climatici.

Un gruppo internazionale di ricercatori, guidati dall'Università di Edimburgo, ha scandagliato dall'alto, con telecamere montate su un drone, lo strato di permafrost di un tratto costiero situato sull'isola di Herschel, conosciuta anche come Qikiqtaruk, al largo della costa dello Yukon nell'Artico canadese.

Nel periodo estivo del 2017, il team ha mappato l'area sette volte nell'arco di 40 giorni. I loro risultati, da modelli computerizzati basati su immagini, hanno mostrato che la costa si era ritirata di 14,5 metri, a volte più di un metro al giorno.

Il confronto con i sondaggi datati dal 1952 al 2011 ha mostrato che il tasso di erosione nel 2017 superava più di sei volte la media a lungo termine per l'area.

Rivalutare gli obiettivi climatici per le barriere coralline

Rivalutare gli obiettivi climatici per le barriere coralline

Esperti delle barriere coralline di tutto il mondo chiedono una rivalutazione urgente degli obiettivi climatici alla luce delle crescenti prove di una velocità di cambiamento negativo senza precedenti di questi fragili ecosistemi.

Le barriere coralline, che sono rimaste relativamente invariate per circa 24 milioni di anni, stanno attraversando profondi cambiamenti nella loro composizione.

In uno speciale rapporto di Functional Ecology, alcuni dei maggiori esperti di barriera corallina del mondo hanno posto dei quesiti mirati sulle priorità da attuare per la loro conservazione con lo scopo di trovare adeguati protocolli ecologici. Questo atteggiamento è stato imposto dopo i recenti e rapidi cambiamenti del clima, che hanno ormai superato di gran lunga le previsioni.

Gli scienziati affrontano questioni come il modo in cui dovremmo effettivamente definire ciò che comprende una barriera corallina funzionante nell'Antropocene, (1) un'era in cui gli umani sono stati la forza dominante del cambiamento planetario.

Il clima del mondo si trasforma: le temperature tropicali si spostano verso i poli consentendo ai coralli di crescere in nuove località geografiche. Essi riscaldano gli oceani in alcuni punti del pianeta e crescono in acque più fredde precedentemente inospitali.

Di fronte a questi mutamenti, come reagiscono gli scienziati ambientali?

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