Biologia

Moria di pulcinelle di mare registrata nel Mare di Bering

Moria di pulcinelle di mare registrata nel Mare di Bering

La moria delle pulcinelle di mare nel Mare di Bering può essere attribuita ai cambiamenti del cibo indotti dal clima.

Una importante moria di uccelli marini nel Mare di Bering potrebbe essere parzialmente attribuibile al cambiamento climatico. Gli uccelli sembravano morti per gli effetti della fame. Questo è quanto sostiene uno studio pubblicato dalla rivista PLOS ONE (1) di Timothy Jones del programma di scienze cittadine COASST presso l'Università di Washington e del team di Lauren Divine (2) della Aleut Community di St Paul Island Ecosystem Conservation Office.

I Puffini Trapuntati che crescono nel mare di Bering, al largo della costa dell'Alaska, si nutrono di pesci e invertebrati marini, che a loro volta si nutrono di plancton oceanico. L'innalzamento della temperatura del mare ha portato a importanti cambiamenti negli ecosistemi oceanici. Uno stato climatico che ha causato anche precedenti eventi di accentuata mortalità di uccelli marini. A partire dal 2014, l'aumento delle temperature atmosferiche e la diminuzione dei ghiacci invernali hanno causato una flessione delle prede ricche di nutrienti nel Mare di Bering, nonché a una migrazione verso nord di alcune specie. Questa tendenza ha causato, nella parte meridionale del mare, una sostanziale diminuzione delle risorse alimentari per le pulcinelle.

Nell'attuale studio, il team del dottor Timothy Jones (3) ha documentato, per un periodo di quattro mesi, un peggioramento della qualità della vita della pulcinella di mare e anche dell'Auklet crestato, sull'isola di St. Paul, una delle Pribilof Islands situate nel sud del Mare di Bering, a circa 480 km a est della terraferma. A partire da ottobre 2016, i membri della tribù e della comunità hanno recuperato oltre 350 carcasse in avanzato stato di decomposizione, per lo più adulti nel processo di muta. Questa moria è stata probabilmente causata da un fattore di stress nutrizionale durante il ciclo di vita degli animali.

Le cellule cablano le loro reti di comunicazione

Le cellule cablano le loro reti di comunicazione

Le cellule del corpo sono cablate come chip di computer per dirigere segnali che istruiscono il loro funzionamento.

Secondo a una ricerca, finanziata dalla British Heart Foundation e pubblicata su Nature Communications, (1) è emerso che: a differenza di un circuito fisso, le cellule del corpo possono cablare rapidamente le loro reti di comunicazione per cambiare il loro comportamento. La scoperta di questa rete cellulare fornisce una più ampia comprensione delle dinamiche di diffusione delle istruzioni indirizzate a una cellula.

Si pensava che i vari organi e strutture all'interno di una cella fluttuassero nel citoplasma.

I ricercatori dell'Università di Edimburgo hanno trovato informazioni veicolate attraverso una rete di fili guida che trasmettono segnali su distanze minuscole e su scala nanometrica. È il movimento di molecole cariche attraverso queste minuscole distanze che trasmettono informazioni, proprio come in un microprocessore informatico, affermano gli scienziati.

Questi segnali localizzati sono responsabili di orchestrare le attività della cellula, come istruire le cellule muscolari per rilassarsi o contrarsi. Quando questi segnali raggiungono il materiale genetico nel cuore della cellula, chiamato nucleo, istruiscono piccoli cambiamenti nella struttura che rilasciano geni specifici in modo che possano essere espressi. Questi cambiamenti nell'espressione genica alterano ulteriormente il comportamento della cellula. Quando, per esempio, la cellula si sposta da uno stato stazionario a una fase di crescita, il sistema viene completamente riconfigurato per trasmettere segnali che attivano i geni necessari per la crescita.

I ricercatori asseriscono che comprendere il codice che controlla questo sistema di cablaggio potrebbe aiutare a capire lo sviluppo di patologie come l'ipertensione polmonare e il cancro. Questa comprensione potrebbe un giorno permettere di scoprire nuove terapie.

Svelati i trucchi mimetici dei granchi

Svelati i trucchi mimetici dei granchi

I granchi di una singola specie si affidano a diversi trucchi per mimetizzarsi a seconda dell'habitat in cui vivono.

Gli scienziati dell'università di Exeter hanno confrontato i modelli di colore dei granchi comuni (Carcinus maenas) (1) che vivono nelle insenature rocciose con quelli che vivono sui fondali piani e fangosi.

I ricercatori hanno constatato che i granchi delle distese fangose si erano mimetizzati perfettamente con l'habitat sabbioso, mentre i granchi che vivevano negli habitat rocciosi non erano ben mimetizzati con le rocce pur facendo affidamento sulla “colorazione dirompente” - l'uso di schemi ad alto contrasto per rompere l'aspetto del contorno del corpo.

I granchi di riva sono i più comuni sulle coste della Gran Bretagna, familiari a tutti coloro che praticano la pesca con la retina scrutando i bassi fondali rocciosi durante la bassa marea. I granchi oggetto di questo studio provenivano da sei diverse locazioni situate in Cornovaglia.

Il professor Martin Stevens, (2), del Center for Ecology and Conservation dell'Università di Exeter nel Penryn Campus in Cornovaglia, spiega: “I granchi sono molto variabili nel colore e nel disegno e sono spesso estremamente difficili da vedere. Abbiamo utilizzato l'analisi delle immagini per simulare la visione di predatori (uccelli e pesci) per testare come si mimetizzano i granchi di mare. Come avevamo previsto, gli esemplari in habitat rocciosi riescono a mascherare più efficacemente il contorno del corpo nei complessi fondali rocciosi in cui spesso non è possibile abbinare il colore dell'ambiente. Al contrario, i granchi delle piane fangose si sono perfettamente mimetizzati con il fango in termini di colore, luminosità e disegno, ma mancano di marcature dirompenti ad alto contrasto che possono dar loro un migliore mimetismo nell'uniforme ambiente fangoso.”

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