Biologia

Perché con la vecchiaia si guadagna peso

Perché con la vecchiaia si guadagna peso

Molte persone fanno fatica a mantenere sotto controllo il proprio peso con la vecchiaia.

Una nuova ricerca del Karolinska Institutet in Svezia ha scoperto le cause: il ricambio di lipidi del tessuto grasso diminuisce con l’avanzare dell’età e rende più facile prendere peso, anche se non si mangia di più o non ci si muove di meno.

Gli scienziati hanno studiato le cellule adipose in 54 uomini e donne per un periodo di circa 13 anni. Tutti i soggetti hanno riportato una diminuzione del ricambio lipidico nel tessuto adiposo, ovvero la velocità con cui i lipidi nelle cellule vengono rimossi e immagazzinati. Chi non ha compensato questo aspetto mangiando meno calorie ha guadagnato circa il 20% di peso.

Più esercizio e meno calorie

Precedenti studi hanno dimostrato che un modo per accelerare il ricambio lipidico nel tessuto adiposo è quello di fare più esercizio fisico. Questa nuova ricerca, pubblicata su Nature Medicine (1) supporta questa teoria.

Oceano analizzato nei suoi nuovi modelli di nutrienti


I nuovi modelli rappresentano una valida opportunità di prevedere i molti modi in cui ogni oceano risponderà in base all'evoluzione dei cambiamenti climatici.

Secondo un nuovo articolo di Science Advances, (1) per creare un set di dati più accurato, con l'obiettivo di alimentare i modelli oceanici globali, i ricercatori hanno raccolto specifici dati utilizzando tecniche altamente sensibili capaci di misurare il fosfato.

“Questo è un po' un campanello d'allarme per farci capire che, con l'avanzamento della tecnologia, dobbiamo aggiornare i dati e i processi sottostanti che alimentano i modelli oceanici. Questa modalità garantirebbe migliori previsioni”, ha dichiarato il dottor Mike Lomas, (2) ricercatore senior presso il Bigelow Laboratory for Ocean Sciences e autore del documento. “I modelli rappresentano la nostra migliore possibilità di prevedere i molti modi in cui gli oceani risponderanno in base all'evoluzione dei cambiamenti climatici.”

Ibernazione umana secondo la scienza

Ibernazione umana secondo la scienza

A livello scientifico, ibernazione significa variazione della condizione biologica in cui le funzioni vitali sono ridotte al minimo.

Proposto al cinema da Woody Allen ne 'Il dormiglione' (1973), da Steve Maner in 'Amore per sempre' (1992) e da Cameron Crowe in 'Vanilla Sky' (2001), l'ibernazione è affrontata anche in diverse opere letterarie: è al centro del libro di James Halperin 'The first immortal' del 1998 e, più recentemente, del romanzo di Don DeLillo 'Zero K' (2016). Non è difficile capire perché il tema affascini: da sempre gli esseri umani coltivano il sogno di contrastare l'invecchiamento e conquistare l'immortalità.

Proprio come Ross Lockhart, il protagonista del libro di DeLillo, che decide di congelare la moglie colpita da un cancro incurabile, per risvegliarla in un futuro in cui la medicina sarà avanzata a tal punto da riuscire a curare tutte le patologie, anche il tumore. Già molte persone si sono fatte crioconservare dopo il decesso (attualmente l'ibernazione è permessa solo post-mortem) e a fornire il servizio sono società come le statunitensi Alcon e Cryonics e la russa KrioRuss.

Ma in cosa consiste l'ibernazione? “È una condizione biologica in cui le funzioni vitali sono ridotte al minimo, il battito cardiaco e la respirazione rallentano, il metabolismo si riduce e la temperatura corporea si abbassa”, spiega Roberto Volpe del Servizio prevenzione e protezione (Spp) del Cnr. “Può essere avvicinata al letargo degli animali nel quale, comunque, non si raggiungono mai temperature inferiori a pochi gradi sopra lo zero. A esso ricorrono diversi tipi di invertebrati, ma anche anfibi, rettili, mammiferi come l'orso bruno, il tasso, la marmotta, soprattutto in inverno, nelle regioni fredde o temperate”.

Pagine