Biologia

Studio sui resti del "bambino di Lucy" provano che gli ominidi camminavano poco

La piccola di Lucy e il professor Jeremy DeSilvaSecondo una recente analisi sui resti di un fossile di un giovane ominide con una età stimata inferiore ai tre anni, scoperto nel 2002 a Dikika in Etiopia e popolarmente conosciuto con il nome di “Lucy”, è emerso che i piccoli ominidi del genere “Australopithecus afarensis” passavano la maggior parte del tempo aggrappati alle loro madri o sugli alberi.

In uno studio pubblicato sulla rivista Science Advances,(1) un gruppo di ricerca dell'università americana Dartmouth College ha concluso(2) che l'usura delle ossa dei piedi dei resti del bambino prova che, nonostante aveva la capacità di camminare, trascorreva poco tempo sul suolo.

Diverse indagini, basate sui resti di “Lucy”, scoperti nel 1974 nella regione di Afar in Etiopia e considerati uno dei più antichi fossili del mondo (3,2 milioni di anni) avevano determinato che “l'Australopiteco” afarensis fu il primo ominide a camminare eretto.

Per alcuni scienziati i pesci si evolvono più velocemente nelle acque polari

Biologa- fondali marini in AntartideSecondo una ricerca pubblicata da Nature(1) i pesci delle acque fredde e polari hanno generato nuove specie per milioni di anni a una velocità doppia rispetto a quelli tropicali, contrariamente a quanto si credeva fino ad ora.

Il lavoro rivela ciò che i biologi considerano "un paradosso evolutivo": nonostante il fatto che nelle acque tropicali ci sia una grande varietà di specie, l'evoluzione agisce più velocemente nelle acque fredde situate in latitudini vicine ai poli.

Lo studio, che ha analizzato le relazioni evolutive tra più di 30.000 specie di pesci e ha generato finora uno dei più grandi alberi filogenetici, è stato guidato dall'Università del Michigan(2) e ha avuto la collaborazione di altre istituzioni scientifiche internazionali, tra cui l'Institute of Marine Sciences (ICM-CSIC)(3) di Barcellona.

I ricercatori hanno descritto i risultati del lavoro come paradossali e inaspettati perché fino ad ora c'era un'idea generalizzata secondo cui i tassi di formazione delle specie fossero più alti nei tropici, ha affermato la ricercatrice dell'ICM Marta Coll Monton.(4)

Uno studio ipotizza perché i volatili hanno perso i denti

Uno studio ipotizza perché i volatili hanno perso i dentiFino ad ora si riteneva che ciò permettesse loro di ridurre il peso della testa e quindi facilitare il volo. Ora, un gruppo di scienziati ha una nuova ipotesi.

Gli uccelli sono dotati di un becco senza denti come lo erano alcuni dinosauri del Mesozoico (da 251 milioni di anni fa a 65 milioni di anni fa). Diverse ipotesi sono state proposte per spiegare la fisiologia del becco degli uccelli. Per alcuni ricercatori, la scomparsa dei denti ha permesso di ridurre il peso della testa e facilitare la dinamicità del volo. Ma questo non spiega perché alcuni dinosauri carnivori mesozoici, incapaci di volare, erano sprovvisti dei denti ma dotati di becchi.

Un gruppo di ricercatori dell'Università di Bonn(1) in uno studio, pubblicato su Biology Letters (Royal Society),(2) sostengono che la tesi più comunemente accettata è quella di un cambiamento nella dieta degli uccelli. Il becco avrebbe permesso loro di catturare più facilmente alcuni tipi di cibo, come cereali e semi. Ciò avrebbe facilitato la loro sopravvivenza durante la grande estinzione della specie circa 65 milioni di anni fa, causata principalmente dalla caduta di un gigantesco asteroide.

Il team di ricerca dell'Università di Bonn hanno indicato una nuova ipotesi relativa alla strategia di riproduzione dei dinosauri aviari e alla durata dell'incubazione delle uova. Si basano su recenti ricerche dei paleontologi americani che hanno evidenziato la lenta incubazione delle uova di dinosauro. Sarebbero stati diversi mesi, come quelli dei rettili primitivi, mentre negli uccelli moderni l'incubazione dura molto meno (da circa dieci giorni a qualche settimana).

Pagine