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L'Italia è uno dei maggiori esportatori di armi

Armi italianePochi sanno che quando si parla di Made in Italy non ci si riferisce solo a cibo, moda e belle macchine, ma anche a un altro tipo di prodotto che nel corso degli ultimi 25 anni ha generato un giro d’affari, tra autorizzazioni e consegne, pari a 90 miliardi di euro.

Una vera e propria gallina dalle uova d’oro per il nostro Paese che però, quando ci vantiamo orgogliosamente del primato del marchio italiano nel mondo, non viene mai nominata.

Sicuramente non per modestia, forse un po’ per pudore, probabilmente perché fa un po’ comodo a tutti che non se ne parli continuando ad incassare in silenzio denaro vitale per le casse dello Stato.

L’italico “prodotto - gallina dalle uova d’oro” cui ci riferiamo sono le armi. Leggere (munizioni, pistole, fucili, esplosivi) e pesanti (elicotteri, carri armati, ecc.). Società come Beretta, Agusta Westland o Aermacchi, controllate del gruppo Finmeccanica, rappresentano infatti il meglio del meglio dell’industria mondiale. Non a caso in questo settore non solo siamo tra i più attivi al mondo, ma anche tra i migliori.

Secondo i dati del Sipri (Stockholm International Peace Research Institute) siamo al 12esimo posto nel mondo quanto a spese militari con 23,29 miliardi di euro di uscite nel 2014 (l’1,5% del PIL), mentre per quanto riguarda l’export di armamenti l’anno scorso ci siamo piazzati al nono posto nella classifica globale con un totale di 786 milioni di dollari (circa 700 milioni di euro) di entrate. Andando indietro nel tempo tra il 2000 e il 2013 l’Italia ha raggiunto addirittura il primo posto in classifica per esportazioni di armi comuni seguita da Germania Stati Uniti.

La colossale manipolazione: per non farci pensare ci rubano il tempo

Controllo della menteAVVERTENZA! : questo stralcio su uno scritto di Carpeoro richiede un po' di tempo per essere letto e ... purtroppo sarebbe utile soprattutto a chi "non ha molto tempo" ...

Il rapporto tra la velocità e il tempo è cambiato solo negli ultimi quattro secoli: alla velocità è stato assimilato un significato di efficacia, di efficienza, mentre alla lentezza viene attribuito un coefficiente simbolico di ritardo e inefficienza.

Una persona che ha dei problemi la chiamiamo “ritardata”: tendiamo a considerare poco efficiente chi, magari, una cosa la capisce dopo – chi risponde dopo, chi reagisce dopo. È un ritardo, che per noi oggi è automaticamente un’inefficienza, un’inabilità.

Quante volte usiamo l’espressione “perdere tempo”? I latini dicevano “festina lente”, cioè“affrettati lentamente”. Per circa due secoli è stato il motto di case nobiliari nonché del veneziano Aldo Manuzio, il primo editore del mondo. Già nella favola di Fedro, la tartaruga batte la lepre. Il “festina lente” lo ritroviamo nei testi più misteriosi, all’origine del rosacrocianesimo, e in Giordano Bruno, nel famoso dialogo de “La cena delle ceneri”. Manzoni, nei “Promessi sposi”, lo cambia in “adelante, cum judicio”: veloce, ma con prudenza.

La velocità percepita come virtù è un’acquisizione molto recente. Attribuire alla velocità un valore positivo e alla lentezza un valore negativo può non essere una cosa utile, in senso assoluto: chi ha detto che il boia che dice “domani” è peggio del boia che dice “subito”?

Riaperto il bunker di Cheyenne Mountain in Colorado Springs. Come mai?

Il bunker di Cheyenne Mountain in Colorado SpringsL’Ente militare per la difesa aerea degli Stati Uniti sta progettando di spostare le sue apparecchiature per le comunicazioni all’interno di un bunker nucleare costruito durante la Guerra Fredda dopo che è stato abbandonato quasi un decennio fa.

Il bunker di Cheyenne Mountain in Colorado Springs, che è stato il luogo delle riprese per la popolare serie Tv Stargate SG-1 è stato costruito nel 1965 per resistere ad un eventuale attacco nucleare sovietico.

A quel tempo era un centro vitale per lo Space Command degli Stati Uniti e per l’Aerospace Command Nord Defense (NORAD), che scansionava lo spazio aereo canadese e statunitense attraverso un sistema globale di missili balistici.

Il sito fu abbandonato nel 2006 a causa degli esorbitanti costi, e da allora il complesso è stato semplicemente messo in “standby”, il che significa che viene aperto solo quando richiesto. Ora il NORAD e l”US Space Command hanno deciso di tornare a riutilizzare quei bunker risalenti alla Guerra Fredda.

L’ammiraglio William Gortney, capo del NORAD e del Comando Nord, ha dichiarato che sarebbe necessario salvaguardare i sensori e i server sensibili da un potenziale attacco da impulsi elettromagnetici (EMP).

“A causa della natura stessa del modo in cui è stato costruito il sito di Cheyenne Mountain, esso non è mai stato progettato per sopportare gli effetti di tali emissioni anche se la sua struttura è particolarmente resistente”, ha dichiarato Gortney del Dipartimento della Difesa durante una conferenza stampa.

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