Scienza

Perché con l'invecchiamento le persone tendono a dormire di meno

Perchè con l'invecchiamento le persone tendono a dormire di menoUna nuova ricerca ha identificato il modo in cui l’età riduce la capacità dell’orologio circadiano di reimpostarsi quando esposto alla luce, con conseguente interruzione del sonno e conseguenti minacce per il benessere.

I ricercatori, guidati da un neurofisiologo dell’Università del Kent,(1) hanno scoperto che l’invecchiamento determina una significativa riduzione della sensibilità alla luce nella parte del cervello che controlla i ritmi circadiani, noto come nucleo soprachiasmatico (SCN).

L’innovazione potrebbe aiutare a indirizzare i trattamenti che mirano a migliorare sia l’orologio circadiano fisiologico e comportamentale ‘re-setting’ nelle persone anziane.(2)

Il Dottor Gurprit Lall,(3) della Medway School of Pharmacy(4) dell’università e gli altri membri del team di ricerca hanno esplorato le alterazioni in uno dei percorsi nella parte del cervello che controlla i ritmi circadiani. Hanno scoperto che un recettore del glutammato (NMDA), utilizzato per trasmettere informazioni leggere, è diventato meno efficace nel reimpostare l’orologio circadiano come parte del processo di invecchiamento.

Questo cambiamento strutturale nel recettore del glutammato era responsabile del declino della risposta alla luce osservata. Una subunità del recettore NMDA ha mostrato una marcata diminuzione della presenza tra i più anziani, indicando un cambiamento associato all’età nella configurazione strutturale.

Studiare le api in una colonia come i neuroni in un cervello

Studiare le api in una colonia come i neuroni in un cervelloUn team di ricerca dell’Università di Sheffield e dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione (Istc) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) ha scoperto, grazie a un modello matematico, che le api reagiscono all’unisono agli stimoli ambientali analogamente ai neuroni cerebrali, rivelando dinamiche del comportamento umano. Lo studio è stato pubblicato su Scientific Reports

Pensare alle api in una colonia come ai neuroni in un cervello può aiutare alla comprensione dei meccanismi alla base del comportamento umano. A rivelarlo uno studio dell’Università di Sheffield in collaborazione con l’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Consiglio nazionale delle ricerche (Istc-Cnr), pubblicato su Scientific Reports.

“Uno sciame di api può essere considerato un super-organismo composto da migliaia di insetti che rispondono all’unisono a stimoli esterni, come i neuroni del cervello reagiscono alle sollecitazioni che provengono dall’ambiente. Questa somiglianza permette di tracciare precise corrispondenze tra le interazioni tra api responsabili del comportamento del super-organismo e i meccanismi neurali alla base della cognizione, e quindi di identificare le micro interazioni alla base dei meccanismi generali del comportamento umano e non”, spiega Vito Trianni ricercatore dell’Istc-Cnr e coautore dello studio.

Il punto di partenza del lavoro è un modello matematico della sciamatura.

Ecco dove si trova il calamaro gigante

Calamaro giganteI primi avvistamenti leggendari del calamaro gigante risalgono ad Aristotele, nel 500 a.c., quelli storici vanno dal 1639 nei mari della Norvegia, al 2015 in Giappone. Oggi, grazie alle nuove tecniche di archiviazione ed elaborazione dati dell’Isti-Cnr, la prima mappa del calamaro è pubblicata su Ecological Modelling e una timeline ne racconta la storia. I ricercatori hanno inoltre realizzato mappe digitali per 406 specie marine dai cetacei ai coralli, al fine di monitorare la perdita di habitat a causa dei cambiamenti climatici

La storia del calamaro gigante (genere Architeuthis) va dal Mar della Cina, alle leggende del Nord Europa fino all’Oceano Atlantico, gli avvistamenti reali, presunti e immaginari hanno popolato libri e ispirato film. Le prime notizie sulla probabile esistenza del mollusco risalgono alla ‘Storia degli animali’ di Aristotele, le ultime, arrivano dai pescatori del mar del Giappone nel 2015.

Un’indagine scientifica realizzata dall’Istituto di scienza e tecnologie dell’informazione ‘A. Faedo’ del Consiglio nazionale delle ricerche (Isti-Cnr) di Pisa ha prodotto una mappa di avvistamenti del calamaro e la prima timeline su questo gigantesco mollusco, ossia una rappresentazione cronologica della sua presenza nelle acque di tutto il mondo mediante l’utilizzo dei Big data, del Cloud computing (elaborazioni di archivi on-line) e delle Infrastrutture digitali (reti informatiche collaborative). La mappa è pubblicata sulla rivista Ecological Modelling.

“Il primo spiaggiamento certificato del cefalopode risale al 1639, ritrovato sulle rive della Norvegia dal naturalista Japetus Steenstrup.

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