Cardiologia

Con la tecnica EMS aumenta la percentuale di sopravvivenza dopo l'arresto cardiaco

In caso di arresto cardiaco un cambiamento nel tipo di paramedici del tubo respiratorio può migliorare le probabilità di sopravvivenza e salvare molte vite.

Uno studio finanziato dal NIH ha mostrato che in caso di arresto cardiaco un cambiamento nell'uso del tubo respiratorio può salvare più vite.

Un nuovo studio ha mostrato che un cambiamento nel tipo di paramedici del tubo respiratorio, utilizzato per rianimare i pazienti con arresto cardiaco improvviso, può migliorare significativamente le probabilità di sopravvivenza e salvare migliaia di vite. Più del 90 percento degli americani che soffrono di improvviso arresto cardiaco muoiono prima o, poco dopo, aver raggiunto un ospedale.

“Durante la rianimazione, aprire le vie aeree e avere un accesso adeguato è un fattore chiave per la sopravvivenza di una persona che va in arresto cardiaco al di fuori di un ospedale”, ha detto George Sopko, MD, MPH, direttore del programma nella divisione di Scienze cardiovascolari NHLBI e coautore dello studio. “Ma una delle domande scottanti in pronto soccorso preospedaliero è stata, 'Qual è il miglior dispositivo per le vie aeree?'”

Finanziato dal National Heart, Lung, and Blood Institute (NHLBI), che fa parte del National Institutes of Health, questo studio è il più grande del suo genere per testare i metodi di consegna dell'ossigeno usati dai vigili del fuoco, dai fornitori di servizi di pronto soccorso (EMS) e dai paramedici. È il primo a dimostrare che un particolare intervento sulle vie aeree può influire positivamente sui tassi di sopravvivenza dei pazienti. I risultati sono stati pubblicati online sul Journal of American Medical Association.

“Questo studio ha dimostrato che solo gestendo bene le vie aeree nella fase iniziale della rianimazione, potremmo salvare più di 10.000 vite ogni anno”, ha spiegato il dottor Sopko.

I fornitori di servizi di pronto soccorso (EMS) trattano la maggior parte dei 400.000 arresti cardiaci extraospedalieri ogni anno.

Il Giappone eseguirà la prima operazione cardiaca al mondo con cellule staminali

Il Giappone eseguirà la prima operazione cardiaca al mondo con cellule staminaliIl governo del Giappone ha approvato oggi l'uso di cellule di pluripotenza indotta (iPS) in un'operazione cardiaca, che sarà effettuata da una squadra dell'Università di Osaka e sarà la prima del suo genere al mondo. Il team di ricerca, guidato dal professor Yoshiki Sawa,(1) ha fatto sapere che l'operazione consisterà nel far aderire nel cuore di un paziente, con un'insufficienza cardiaca grave, una fascia di muscolo creata da questo tipo di cellule staminali in modo che l'organo recuperi il suo corretto funzionamento. La notizia è stata pubblicata dal quotidiano 'Japanese Times' online.(2)

Questa sarà la prima sperimentazione clinica al mondo sull'uso di iPS in un cuore, dopo che nel 2014 un gruppo guidato dal centro di ricerca statale di Riken ha effettuato con successo il primo intervento umano con queste cellule, un trapianto retinico in un paziente anziano con degenerazione maculare.

A differenza del trapianto retinico, in cui sono state utilizzate le cellule iPS del paziente, in questa nuova operazione cardiaca, verranno utilizzate quelle di un donatore e il volume richiesto di cellule sarà maggiore, il che aumenta il rischio di rigetto e altre complicanze. I ricercatori dell'Università di Osaka intendono eseguire l'operazione entro la fine dell'anno.

Dopo l'intervento, il team stabilirà un periodo di un anno per monitorare la sicurezza del trattamento e la possibile comparsa di effetti avversi.

Geoingegneria: gli effetti del bario sulla salute

GeoingegneriaÈ uno stillicidio: quasi non passa giorno senza che si debba tristemente segnalare la morte di un atleta. Il caso più noto è quello del calciatore Davide Astori, capitano della Fiorentina, ma la lista è lunga, anche se i media di regime ignorano o riservano pochissimo spazio ai decessi di sportivi dilettanti.

Ha ragione il Dottor Russel Blaylock(1) a sconsigliare l’attività agonistica soprattutto all’aperto, poiché gli sforzi fisici implicano una maggiore inalazione d’aria (contaminata) ed un affaticamento degli organi vitali, in primis il cuore, già aggrediti da mille veleni.

A volte questi decessi improvvisi sono da ascrivere, con buona probabilità, ai vaccini (l’ “antidoto anti-influenzale” è fra i più pericolosi); in altri casi è la miscela di vari metalli (bario, alluminio, cadmio…)(2) a rivelarsi letale per chi è abituato ad allenarsi e a disputare incontri.

Naturalmente nessuno è al sicuro, visto lo spaventoso inquinamento chimico ed elettromagnetico (anche certe frequenze possono essere all’origine di infarti), ma gli atleti, soprattutto ciclisti, maratoneti, calciatori etc. rischiano di più. Sappiamo che cosa sta mietendo tante vittime: è la biogeoingegneria clandestina che si aggiunge a numerosi altri fattori, costituendo, però, l’elemento catalizzante. Se pensiamo a tutti i composti tossici che diffonde nella biosfera un solo aereo “normale”, figuriamoci quali possono essere gli effetti sulla salute delle criminali operazioni di “guerra climatica”.

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