Esoterismo

Sognare come un bambino

I sogni sono la dimensione dello stupore e dell’entusiasmo e l’intuizione dell’infinito che accompagna la scoperta del mondo da parte del bambino

Tutti gli esseri umani, al di là di ciò in cui dicono di credere e delle formule con le quali sono soliti ammantarsi, possono essere divisi in due sole, grandi categorie antropologiche: quella di quanti hanno saputo conservare i propri sogni, come un bambino, e quella di coloro che li hanno seppelliti.

Questa ripartizione equivale, in sostanza, a quella solo apparentemente più drastica, tra quanti sono realmente “vivi”, con l’anima desta e pronta ad accogliere fervidamente il reale, e quanti sono, in realtà, “morti”: morti spiritualmente, morti dentro; anche se magari, non se ne rendono conto e riempiono il cimitero della loro vita con una quantità di parole e di azioni.

Un proverbio degli aborigeni australiani afferma che colui che perde i suoi sogni, perde sé stesso; e questo perchè la mitologia di quel popolo è tutta pervasa dalla nozione del “tempo del sogno” (dreamtime), percepito come la vera dimensione della realtà, anteriore a quella storica e materiale; più precisamente, il “tempo del sogno” corrisponde all’epoca antecedente alla creazione del mondo, quando le creature sognanti cantavano tutto il creato, per cui il mondo altro non è che la risultante di un tessuto musicale fatto, come direbbe lo “Shakespeare” della “Tempesta”, della stessa sostanza dei sogni.

Vi è una saggezza ancestrale in questa concezione del mondo, antica decine di migliaia di anni; faremmo bene, noi uomini moderni e “civilizzati”, a non sottovalutarla e a non respingerla sdegnosamente, solo perchè “non razionale” e “non scientifica”: infatti esiste una verità che sta al di là e al di sopra della ragione, e per la quale il nostro sapere scientifico non è che la descrizione puramente esteriore delle cose e dei fenomeni.

Che cos’è un uomo senza i suoi sogni? Un vuoto simulacro; un contenitore privo di contenuto; un grumo di ambizioni, paure, desideri, calcoli e astuzie; “un essere-per-la-morte” che è già morto da un pezzo, cosa di cui gli altri si accorgono, ma non lui, aggrappato alle sue illusioni, al suo mezzo sapere, al suo banale sopravvivere quotidiano.

Botticelli: Giovane introdotto alle sette arti liberali

Il Botticelli, artista coltissimo e raffinato, introduce nell'opera alcuni simboli che potrebbero assumere un significato astronomico ed astrologico

“Giovane introdotto alle sette arti liberali” è il titolo attribuito ad un affresco dipinto da Sandro Filipepi, detto Botticelli (1445-1510).

L'opera, il cui soggetto è leggibile, nonostante le ampie lacune in basso, è al Louvre, insieme con un altro affresco. Entrambi furono staccati da Villa Lemmi, in Firenze, di cui adornavano la loggia. Pare che la dimora fosse di proprietà dei Tornabuoni e che fosse poi passata ai Lemmi: le opere furono rinvenute nel 1873 sotto lo scialbo.

Dapprima furono connesse alle nozze di Lorenzo Tornabuoni con Giovanna degli Albizi (1486); però già il Thiemme [1897] poneva in dubbio l'identificazione della sposa. Presto si riscontrò che il ciclo precedeva la data della cerimonia. Il Gombrich [1945] contestò anche l'appartenenza di Villa Lemmi ai Tornabuoni, identificandola con una magione acquistata da Lorenzo di Pierfrancesco de' Medici, quando sposò Semiramide di Giacomo Appiani. Gli affreschi dovrebbero risalire al 1483.

L'affresco in oggetto raffigura sette figure femminili (quattro effigiate di fronte e tre di spalle) che accolgono un giovane accompagnato da una giovane donna, forse Minerva. Sulla sinistra, nella parte inferiore dell'affresco, parte per lo più scrostata, un piccolo angelo con la testa reclinata e circonfusa dall'aureola, guarda verso l'esterno della composizione.

Il Botticelli, artista coltissimo e raffinato e che risentì del milieu neoplatonico fiorentino, introduce nell'opera alcuni simboli che potrebbero assumere un significato astronomico ed astrologico. Infatti la figura collocata quasi al centro tiene in mano un grosso e nero scorpione, alla sua destra la donna (la Retorica?) assisa su un soglio a dominare le altre, stringe nella sinistra un arco. Forse il Botticelli volle adombrare i segni zodiacali dello Scorpione e del Sagittario, secondo un disegno iconografico e simbolico, il cui significato potrebbe alludere al centro della galassia come nel cosiddetto Libro perduto di Nostradamus.(1)

Professore William Tiller: noi siamo esseri spirituali abitiamo in un bio corpo

Per Tiller siamo tutti spiriti che vivono un'esperienza fisica. Siamo il prodotto dei nostri pensieri e azioni nel simulatore che è l'Universo.

I filosofi pitagorici ritenevano che il corpo fosse la prigione dell'anima; la religioni, poi, nel corso dei secoli hanno affermato con forza la componente spirituale dell'essere umano.

In epoca contemporanea, anche la scienza si sta spingendo oltre i confini del corporeo per cominciare ad esplorare, nell'abito della fisica quantistica, la possibilità che la coscienza umana sia una realtà sussistente indipendente dal corpo. Molte persone descrivono il professor William A. Tiller(1) come uno scienziato in anticipo sui tempi.

Professore emerito di Scienza e Ingegneria dei Materiali presso la Stanford University,(2) Tiller si è guadagnato la sua reputazione accademica per il suo lavoro scientifico nel campo della cristallizzazione. Ma le sue riflessioni più intriganti fanno riferimento a idee che vanno molto al di là delle teorie scientifiche convenzionali sulla natura della coscienza umana: egli ipotizza l'esistenza di energie sottili che vanno al di là delle quattro forze fondamentali, le quali lavorano in concerto con la coscienza umana. Tiller, le cui idee sono contenute sul sito web della sua fondazione, è convinto che la nostra mente e le nostre emozioni possono evolvere al punto tale da poter influenzare la nostra vita quotidiana, fino amodificare fisicamente la realtà. Certamente, si tratta di idee che affondano nella teoria quantistica della realtà, una vera e propria sfida per la comunità scientifica ortodossa.

I pensieri possono cambiare la realtà?

Tiller considera noi esseri umani come esseri spirituali rivestiti di un bio-corpo e con enormi poteri di cui non siamo consapevoli. Il professore ritiene che la nostra coscienza sia un sottoprodotto che viene a generarsi quando lo spirito entra nella materia densa.

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