Degrado ambientale

In 11 aree l’80% della deforestazione mondiale

Clicca per ingrandireSono undici are in tutto il mondo quelle in cui si concentra l’ottanta per cento della deforestazione. Dieci di queste si trovano ai tropici.

Le aree a rischio sono l’Amazzonia, la foresta atlantica, Gran Chaco, le foreste del Borneo, il Cerrado, il Choco-Darien, il bacino del Congo, le boscaglie dell’Africa Orientale, l’Australia orientale, il Grande Mekong, la Nuova Guinea e Sumatra. Questi ecosistemi sono tra i più ricchi al mondo di fauna selvatica, e ospitano le specie in via di estinzione, come oranghi e tigri.

Tutte queste aree sono essenziali per le popolazioni indigene che le abitano.

Fino a 170 milioni di ettari di foresta rischiano di essere perduti tra il 2010 e il 2030 lungo la linea del “fronte della deforestazione", se non verranno adottate misure per invertire il trend.

E’ quanto emerge dalla ricerca del WWF. “Immaginate un bosco che si estende in tutta la Germania, la Francia, la Spagna e il Portogallo spazzato via nel giro di 20 anni”, dice Rod Taylor, del WWF. “Dobbiamo scongiurare questo rischio e salvare le comunità e le culture che dipendono dalle foreste, e assicurare che le foreste continuino ad immagazzinare carbonio, filtrare la nostra acqua, il legno di fornitura e di fornire l'habitat per milioni di specie”.

Oceani distrutti dall'uomo

Sacchetti di plastica in mareSono un ammiratore delle inchieste di Dahr Jamail. In questo articolo, Oceani in crisi, Jamail ci dice che stiamo perdendo gli oceani. Parla della distruzione degli oceani da parte dell’uomo.

È una distruzione reale, con conseguenze ad ampio spettro.

Il fatto è inequivocabile.

Dal mio punto di vista la distruzione degli oceani da parte dell’uomo è un ulteriore sintomo della natura rovinosa del capitalismo privato. Nel capitalismo non c’è alcun pensiero volto al futuro del pianeta e dell’umanità, solo per i bonus e i profitti a breve termine. Di conseguenza i costi sociali sono ignorati.

Il capitalismo può funzionare se i costi sociali ed esterni possono essere inclusi nei costi di produzione. Però le compagnie più potenti possono bloccare un capitalismo socialmente funzionante grazie ai loro contributi alle campagne politiche.

Di conseguenza, sono i capitalisti stessi a fare del capitalismo un sistema disfunzionale. Potremmo aver raggiunto il punto in cui i costi esterni di produzione sono maggiori del valore del tornaconto capitalista. L’economista Herman Daly ha fatto un caso studio su questo punto.

Mentre i potenti capitalisti usano l’ambiente per se stessi come una discarica gratuita, i costi accumulati minacciano la vita di tutti.

I nostri cieli sono congestionati da un traffico sconosciuto

Scie chimiche(ASI) Il nostro cielo è solcato quotidianamente da aerei “sconosciuti”, ovvero senza sigle di riconoscimento ed “invisibili” ai radar che, senza tema di smentite, si possono ricondurre al fenomeno delle scie chimiche.

Il problema fu portato all’attenzione dell’opinione pubblica nel 2008, quando alcuni sindacalisti dell’Air Traffic Management Professional Project (ATMPP), la Federazione italiana che raduna le quattro maggiori sigle sindacali e professionali dell’assistenza al volo, denunciarono formalmente la presenza di un “traffico sconosciuto” nei nostri cieli.

Prima di allora erano state avanzate numerose richieste di chiarimenti sulla questione ad ENAV (Ente Nazionale di Assistenza per l’Aviazione Civile), che non avevano però trovato alcuna risposta soddisfacente. Da quel momento in poi sulla questione è calato un eloquente silenzio: è probabile che i controllori di volo siano stati “convinti” a tacere. Restano comunque le chiare dichiarazioni del sindacalista che sottolinea l’anomalia del “traffico sconosciuto” con tutti i rischi che comporta per il volo civile.

Resta anche la testimonianza incontrovertibile, per opera di un tecnico, circa operazioni illegali nell’atmosfera, a dimostrazione del fatto che i tankers sfuggono al controllo ufficiale, con grave pericolo per la navigazione aerea. “Ultimamente abbiamo appreso molti particolari sul problema del traffico sconosciuto. È evidente, a tutti coloro che operano in frequenza, l’impossibilità, in determinati momenti, di conciliare la gestione del traffico aereo sotto controllo radar con lo sconsiderato numero di “macchine volanti”, sconosciute al Controllo del Traffico Aereo, che affolla i nostri cieli” (ATMPP).

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