Edoardo Capuano

Direttore e fondatore della testata ECplanet.

Una dieta ricca di proteine animali danneggia la salute

Un elevato apporto di proteine animali, in particolare il consumo di carni lavorate come salsicce e salumi, è associato ad un elevato rischio di decesso.

Secondo un nuovo studio dell'Università della Finlandia orientale, che fornisce un ulteriore sostegno a precedenti ricerche scientifiche, una dieta ricca di proteine animali, in particolare carne, non fa bene alla salute.

Gli uomini che prediligevano nella loro dieta le proteine animali avevano, nell'arco di un periodo di 20 anni, un rischio maggiore di morte rispetto agli uomini che consumavano una dieta più equilibrata. I risultati sono stati pubblicati sull'American Journal of Clinical Nutrition. (1)

Un'assunzione elevata di carne era associata a effetti avversi: gli uomini che consumavano una dieta ricca di carne, vale a dire più di 200 grammi al giorno, avevano un rischio di morte maggiore del 23% rispetto agli uomini il cui consumo di carne era meno di 100 grammi al giorno.

Coloro che hanno partecipato allo studio mangiavano principalmente carne rossa. La maggior parte delle raccomandazioni nutrizionali limitano l'assunzione di carni rosse e lavorate. In Finlandia, ad esempio, l'assunzione massima raccomandata è di 500 grammi alla settimana.

La ricerca ha anche rilevato che un elevato apporto complessivo di proteine alimentari era associato a un maggior rischio di morte negli uomini a cui era stato diagnosticato, all'inizio dello studio, il diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari o cancro. I risultati evidenziano la necessità di indagare gli effetti sulla salute dell'assunzione di proteine, specialmente nelle persone che hanno una condizione medica cronica preesistente. L'età media dei partecipanti coinvolti nello studio era di 53 anni. Tutti soffrivano di patologie e le loro diete non erano chiaramente carenti di proteine.

Come i bambini assimilano il linguaggio

Lo studio scientifico ha rilevato che la conoscenza linguistica dei bambini si concentra principalmente sul significato delle parole

I bambini immagazzinano 1,5 megabyte di informazioni per padroneggiare la loro lingua madre

Una nuova ricerca dell'Università della California Berkeley suggerisce che l'acquisizione del linguaggio tra la nascita e il diciottesimo anno di età è una notevole impresa di cognizione, qualcosa che gli esseri umani sono semplicemente costretti a fare.

I ricercatori hanno calcolato che, dall'infanzia alla giovane età adulta, gli studenti assorbono circa 12,5 milioni di bit di informazioni inerenti il linguaggio. Circa due bit al minuto per acquisire pienamente le conoscenze linguistiche. Se convertiti in codice binario, i dati riempirebbero un disco floppy da 1,5 MB.

I risultati, pubblicati oggi sulla rivista Open Society della Royal Society, (1) mettono in discussione le ipotesi secondo le quali l'acquisizione del linguaggio umano avviene senza sforzo e che i robot potrebbero averlo facilmente padroneggiato.

“Il nostro è il primo studio a evidenziare la quantità di dati che devi imparare per acquisire la lingua” ha detto l'autore senior dello studio Steven Piantadosi, (2) un assistente professore di psicologia all'Università della California Berkeley. “Evidenzia che i bambini e gli adolescenti sono studenti straordinari che memorizzano fino a 1.000 bit di informazioni ogni giorno”.

Ad esempio, quando viene espressa la parola 'tacchino', un giovane studente raccoglie tipicamente alcune informazioni chiedendo: “Un tacchino è un uccello? Si o no? Vola un tacchino? Sì o no?” E così via, fino a cogliere il significato completo della parola 'tacchino'. Un bit, o cifra binaria, è un'unità base di dati nel calcolo e i computer memorizzano le informazioni e calcolano utilizzando solo zero e uno. Lo studio utilizza la definizione standard di otto bit per un byte.

Per i microbi resistenti Harvard punta sui vaccini

Harvard ha recentemente valutato il ruolo che i vaccini possono svolgere nel contrastare l'ondata di AMR (antimicrobial resistance)

I vaccini possono aiutare a combattere l'aumento dei microbi resistenti ai farmaci?

Alcuni dei più importanti farmaci, che i medici hanno a loro disposizione, sono diventati inefficaci per i pazienti a causa della resistenza acquisita da virus, batteri e parassiti, e il problema è destinato a peggiorare.

Ceppi resistenti ai farmaci di gonorrea, salmonella, Escherichia coli (E. coli) e molti altri agenti, che causano malattie, stanno prosperando in tutto il mondo e le conseguenze sono disastrose: secondo una statistica del 2016 sulla resistenza antimicrobica, commissionata dall'ex primo ministro britannico David Cameron, almeno 700.000 persone muoiono ogni anno, a livello globale, a causa della resistenza antimicrobica (AMR).

È una situazione pericolosa, ma diversi nuovi studi, efettuati dai ricercatori di Harvard T.H. Chan School of Public Health, indicano che i vaccini potrebbero rappresentare uno strumento importante nella lotta contro la resistenza antimicrobica.

Gli atti dell'Accademia Nazionale delle Scienze (PNAS) hanno recentemente dedicato una sezione speciale per esaminare il ruolo che i vaccini possono svolgere nel contrastare l'ondata di AMR (antimicrobial resistance).

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