Ricerche

Antartide: una crepa lunga 175 chilometri

Piattaforma Larsen CDopo aver scoperto una crepa enorme nella piattaforma di ghiaccio antartica Larsen C, gli scienziati dicono che presto questa diventerà uno dei più grandi iceberg del pianeta. In effetti, potrebbe essere un iceberg grande il doppio del paese europeo Lussemburgo.

Gli esperti del Regno Unito dicono che il crack, ovvero la crepa, si è allargata di molto, tanto da essere grande come il grattacielo di 95 piani a Southwark, Londra, che fa parte di London Bridge. La sua altezza è di 309,6 metri (1.016 piedi). Questa è davvero una cattiva notizia, dato che Larsen C è la quarta piattaforma di ghiaccio più grande dell’Antartide e, secondo quanto riferito dalla rivista scientifica Nature, dall’inizio di quest’anno, la sua crepa si è spostata di almeno 10 chilometri di più. Attualmente, la crepa è già lunga 175 chilometri.

Quando l’iceberg finalmente si separerà dalla piattaforma di ghiaccio, sarà uno dei più grandi mai registrati nella storia, anche se è difficile prevedere quando il distacco accadrà, ma prima o poi questo avverrà.

Gli scienziati del British Antarctic Survey (BAS) sono coinvolti in un programma di ricerca a lungo termine per il monitoraggio delle piattaforme di ghiaccio, al fine di comprendere le cause e le implicazioni dei rapidi cambiamenti osservati nella regione. Le nuove fotografie sono state raccolte da esperti che hanno sorvolato la piattaforma di ghiaccio, effettuando poi dei rilevamenti raccogliendo dati molto utili con le apparecchiature scientifiche a terra.

Nanocubi per individuare malattie neurodegenerative

Nanocubi per individuare malattie neurodegenerativeIl metodo innovativo utilizza nanocristalli d’argento che, attivati con luce laser, consentono di individuare anche minime tracce molecolari di malattie neurodegenerative. Lo ha messo a punto un team, guidato dall’Ifac-Cnr di Firenze, e formato da ricercatori dell’Imm-Cnr di Catania, dell’Università di Modena e Reggio Emilia e dell’Università di Saratov (Russia). Lo studio è stato pubblicato su Acs Nano

Grazie a una tecnica innovativa è possibile identificare l’‘impronta digitale’ di proteine e biomarcatori quando sono ancora presenti in minime tracce, riuscendo così a effettuare una diagnosi precoce di malattie neurodegenerative, quali l’Alzheimer e il Parkinson.

A metterla a punto, un team di ricercatori dell’Istituto di fisica applicata (Ifac-Cnr), in collaborazione con i colleghi dell’Istituto di microelettronica e microsistemi (Imm-Cnr), del Dipartimento di chimica e scienze geologiche dell’Università di Modena e Reggio Emilia e dell’Università statale di Saratov (Russia). La ricerca è stata pubblicata su Acs Nano.

“La metodologia si basa sull’attivazione laser di nanocristalli (cristalli che hanno dimensioni dell'ordine del nanometro, unità di misura equivalente a un miliardesimo di metro) d’argento a forma di cubo; attivazione che consente di identificare molecole precursori della malattia presenti nei fluidi biologici (sangue, urina, fluido cerebrospinale)”, spiega Paolo Matteini dell’Ifac-Cnr, primo autore del lavoro e coordinatore del team.

Il misterioso lago Vostok in Antartide

Lago Vostok in AntartideLo diceva Repubblica nel 2012...

Il lago dallo spazio.

(...) Il bacino del lago Vostok potrebbe essere un vero e proprio endopianeta, un mondo sconosciuto e autonomo all'interno del pianeta Terra, rimasto a venti milioni di anni fa.

Secondo ipotesi non prive di fascino, il ciclo dell'acqua potrebbe essere completo, la conca della caverna ospitare fenomeni meteo, piogge e temporali e spostamenti d'aria.

E forse forme di vita complesse. Sicuramente, ci sono i batteri.

Un aspetto che crea più di un problema, perché il nostro mondo e quello dimenticato del lago Vostok potrebbero essere incompatibili. Un agente proveniente dalla Terra potrebbe contaminare e sterminare la biologia del lago in pochi minuti.

Così come un agente proveniente dal lago, sconosciuto per il nostro ambiente e potenzialmente pericoloso potrebbe provocare problemi imprevedibili per tutto il pianeta. Per questo nell'opera di scavo, il team russo ha prestato attenzione totale al pericolo di contaminazione biunivoca.

L'acqua da analizzare proveniente dal lago sarà prelevata creando un foro attraverso cui la pressione spingerà il liquido in alto. Si attenderà quindi il ricongelamento e poi verranno presi i campioni.

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