Scienza

Scoperte le origini delle lingue indo-europee

I ricercatori si sono sempre domandati dove e quando abbiano avuto origine le lingue indo-europee. Un gruppo internazionale di liguisti, capeggiati da Remco Bouckaert dell’Università di Auckland, in Nuova Zelanda, ha condotto uno studio specifico per cercare di scoprire indizi che facciano luce sulla questione.

Era da subito impossibile per i ricercatori pensare che le lingue indo-europee, come: la balto-slava, l'indo-iraniana, l'italica, la germanica e la celtica, avessero una comune origine. Risultò infatti molto difficoltoso assegnare un dato spazio e tempo alla nascita dell'antenato di questi idiomi.

Secondo gli studi precedenti l'origine delle lingue indo-europee sarebbero nate circa 6000 anni fa in Ucraina e il popolo nomade dei Kurgan le avrebbero diffuse. Un'altra minoranza di ricercatori sosteneva invece che la culla della nostra lingua fosse l'Anatolia, in Turchia.

Per verificare entrambe le ipotesi il nuovo team di ricerca si è avvalso di metodi statistici utilizzati nella biologia evoluzionistica. In tal modo essi hanno potuto ricostruire l'evoluzione di organismi viventi senza aver bisogno di analizzare differenze genetiche sui diversi DNA, bensì analizzando le parole di 130 differenti lingue indo-europee di matrice antica e contemporanea. Con lo scopo di individuare eventuali diversità e somiglianze i risultati ottenuti sono stati confrontati con il database 'Indo-European Lexical Cognacy Database' (IELex), che cataloga una miriade di linguaggi, anche scomparsi.

Scoperti archeobatteri “Marziani” nel deserto cileno di Atacama

Deserto cileno di AtacamaI ricercatori del Centro di Astrobiologia di Madrid e della Catholic University of the North in Cile hanno recentemente scoperto, nel deserto di Atacama, in Cile, una oasi popolata da forme di vita molto primitive, appartenenti al regno degli archeobatteri.

Questi esseri primitivi abitano nel deserto ad una profondità di circa 2 metri e sono simili ad altri microrganismi che vivono in aree diverse del pianeta. Essi però hanno la capacità di riuscire a sopravvivere in assenza di ossigeno e di luce.

Sono dei microrganismi che vivono in quello che si può definire il luogo più arido della terra. Questo è il motivo per cui gli scienziati considerano questi archeobatteri dei “Marziani”.

I promotori della ricerca hanno fatto questa importante scoperta grazie al supporto di avanzate tecnologie. Essi hanno utilizzato SOLID (Signs Of Life Detector), un particolare strumento messo a punto per la ricerca della vita su altri pianeti.

SOLID è dotato di un microchip contenente 450 anticorpi capaci di individuare molecole biologiche complesse, come l'acido desossiribonucleico, gli zuccheri e le proteine, componenti fondamentali di ogni organismo vivente.

Amici Nordamericani sensibilizziamoci entrambi

SiccitàIn un discorso che può investire diversi apparati e risorse, mi faccio carico di estinguere, se materialmente realizzabile, un annoso problema quale quello della desertificazione di aree di flora fertile e faunisticamente di valore.

Mi accingo a dare un mio contributo in merito, in termini di moneta valorizzabile mediante apporto di buone intenzioni tradotte in pratica, ho dovuto constatare con l’occhio elettronico del mio computer, che traduceva immagini quasi inestinguibili alla memoria di un uomo navigato come può essere quello di un qualsiasi cittadino che staziona in questa terra, ebbene veniamo ad un dunque, cioè ad un attesa descrizione di quei termini ultimi che dovrebbero enunciare l’argomento.

Siamo di fronte ad un emergenza di vaste proporzioni e non solo nel Middle West, io credo che con un intervento tempestivo, in risorse che valorizzino l’applicazione di principi fisici, chimico fisici, chimici e infine biologici, di produrre, non una fitta ramificazione di canali idrici che trasportino la solita acqua, bensì concepire la “solita” acqua come qualitativamente valorizzabile per il suo contenuto strategico, considerandola nella sua fase vapore.

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