Psicologia

Sindrome della angoscia collettiva

Stati di angoscia, disfunzioni psichiche e ritardi cognitivi conseguenti alla persistenza contemporanea del DUALISMO CARTESIANO tra PENSIERO E MATERIA

Contributi per il superamento di stati di angoscia collettiva: disfunzioni psichiche e ritardi cognitivi conseguenti alla persistenza contemporanea del DUALISMO CARTESIANO tra PENSIERO E MATERIA

Note di EPISTEMOLOGIA in PSICOLOGIA: Nel XVII secolo in corrispondenza alle trasformazioni economico-politiche, della nascita della società industriale, anche la cultura più propria della società nobiliare e contadina, subì profondi mutamenti concettuali di cui il pensiero di René Descartes, detto Cartesio, nato a Le Haye (Francia) nel 1596 ed educato dai Gesuiti nel collegio di La Flèche, rappresento una delle pietre miliari fondamentali del nuovo modo di organizzare la conoscenza.

Il progressivo smantellamento delle concezioni di Cartesio iniziò già con il G.W. Leibniz (Lipsia 1646 - Hannover 1716) nell'ambito della sua concezione delle “monadi”, dove ogni monade è specchio di tutte le altre, ma non semplice riflettore, perché il suo comunicare è interattivo similmente a come può essere rappresentato oggi l'individuo libero da angosce cognitive, davanti ad un monitor in rete la dove lo «spazio» ed il «tempo» si applicano, non a misure, ma piuttosto a definire la interattività di un sistema relazionale tale che tutto stia in armonia attiva con tutto.

Nel mondo contemporaneo alle soglie del terzo millennio il lavoro di demolizione delle concezioni cartesiane non è stato ancora completato per quanto la “Brain Imagin” sulle attività cerebrali tramite tecniche di Risonanza Magnetica e la capacità di elaborare informazione della Artificial Intelligence stiano tecnologicamente avanzando, senza per altro che sul piano teorico si sia aver ancora attuata la completa costruzione di un nuovo paradigma capace di dare spiegazione non più semplicemente dualistica tra interiorità soggettiva (mentale) ed ambiente oggettivo (reale) del raffigurarsi della elaborazione cognitiva della mente.

Cinque atteggiamenti che ostacolano una relazione

Qualsiasi relazione intima ha un’importante funzione di convalida emotiva che deve essere soddisfatta o, altrimenti, genera un profondo vuoto affettivo

Ci sono atteggiamenti che separano una relazione più di mille miglia o un oceano.

La vicinanza emotiva non si misura in metri o centimetri, ma nella sintonia psicologica che si prova. Per questo, puoi essere circondato da tante persone e sentirti comunque solo, o essere apparentemente solo ma sentirti in buona compagnia perché sai che da qualche parte nel mondo c’è qualcuno che ti capisce e ti sostiene, non importa quanto lontana sia quella persona.

Ci sono atteggiamenti che ostacolano la convivenza quotidiana e creano un divario emotivo tra le persone. Se non vi si pone rimedio, questo vuoto può diventare un abisso insormontabile.

Quali sono questi atteggiamenti?

Atteggiamenti che rompono i legami e lasciano profonde ferite emotive

1- Ipercriticismo

Non è che per tanto criticare l’altro cambi prima. È una regola d’oro che dobbiamo ricordare nelle nostre relazioni interpersonali. La critica, specialmente quando è diretta alla persona ed esprime un giudizio di valore, può logorare la relazione più solida dal momento che una delle parti si sentirà non solo giudicata ma anche fraintesa.

Una epidemia di depressione colpisce il pianeta Terra

La depressione è sintomo di isolamento. Siamo esseri umani, non macchine da riparare. La cultura in cui viviamo ha creato questa epidemia

La nostra società è in preda ad un’epidemia di depressione. La mia tesi è che i valori della nostra società ci inducono a vivere in modi che sono effettivamente intristenti.

I numeri sono piuttosto sconcertanti. Oltre il 20% della popolazione americana, sperimenterà nella vita, almeno un episodio di ciò che definiamo depressione clinica. Per poter comprendere e superare il fenomeno, è quindi necessario esaminarlo in profondità.

I valori o meglio i ‘non valori’ della nostra società ci inducono a intristirci. Inoltre, gran parte di ciò che definiamo depressione clinica, in realtà non corrisponde alla definizione. Per lo più, infatti, le forme di depressione odierne sono di origine ‘situazionale’. I sintomi della depressione risultano, cioè, essere spesso le dirette conseguenze di una serie di circostanze deprimenti, non certo di uno stato patologico. In altre parole, in diverse circostanze non saremmo depressi.

Abbiamo smarrito la strada? Molti di noi vivono delle vite automatizzate, robotiche e prive di significato e scopi profondi. Sempre più spesso accade che si smarrisca ogni tipo di visione e passione. Viviamo in una cultura fortemente competitiva, la quale premia la realizzazione ed il successo. La nostra identità e autostima diventano i riflessi di questi marker esterni. La nostra ricerca del benessere diventa terribilmente male indirizzata. Le esigenze della nostra cultura nevrotica, affaticano il nostro equilibrio emotivo e psicologico, ben oltre la soglia di sicurezza. Il paradigma culturale in cui viviamo può lasciarci scollegati, disincantati e isolati. Quando ciò si verifica, si tende a compensare votandosi alla ricerca di acquisizioni materiali,a costo di sacrificare ad esse la capacità di vivere rapporti affettivi con il prossimo e con se stessi.

Di solito le persone soddisfatte dal punto di vista delle relazioni affettive, non si sentono depresse. La depressione è sintomo di isolamento.

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