Ricerche

Nello spazio gli astronauti rischiano la fertilità

AustronautaIl volo spaziale potrebbe rendere sterili gli astronauti e quindi ostacolare i piani per una missione umana a lungo termine su Marte.

Gli esperimenti sugli animali hanno dimostrato che gli organi riproduttivi sia maschili che femminili sono danneggiati dalla gravità zero.

È anche probabile che la radiazione non mediata nello spazio danneggi le ovaie delle donne e la produzione di sperma degli uomini.

Sebbene la maggior parte degli astronauti ha già una famiglia al momento in cui va nello spazio, la NASA è così preoccupata che ora offre il congelamento di ovociti e spermatozoi.

Guardoni. L’agenzia spaziale statunitense sta studiando l’attività di accoppiamento di un gruppo di topi a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) per determinare la gravità del problema.

Studi russi precedenti hanno mostrato che quando ratti maschi e femmine sono stati inviati nello spazio nel 1979 non si sono accoppiati. Un altro studio ha rilevato che quando i roditori di sesso maschile sono stati messi in condizioni simulate di gravità zero non potevano più produrre sperma.

Il dottor Joseph Tash, del Dipartimento di Fisiologia Molecolare e Integrativa presso l’Università del Kansas: “Noi in realtà non abbiamo i dati umani per determinare se davvero quello che stiamo vedendo negli animali è traducibile per gli esseri umani. Ma stiamo assistendo a grandi impatti negli animali”, ha detto.

Stabilita la datazione del lago più antico d’Europa

Clicca per ingrandireLo studio, pubblicato sulla rivista Eos, è stata realizzato da un team internazionale con l’importante contributo dei ricercatori dell’Università di Pisa

È più giovane di quanto si credesse, sebbene la sua età, oltre un milione di anni, sia comunque ragguardevole. Si tratta del lago di Ohrid (Ocrida), il lago più antico d’Europa, che si trova a metà fra l’Albania e la Macedonia.

L’esatta datazione è stata calcolata da un team internazionale di cui fa parte un gruppo di studiosi italiani guidato da Giovanni Zanchetta, ricercatore del dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, e composto da esperti degli Istituti CNR-IGAG (Geologia Ambientale e Geoingegneria) di Roma e CNR-IGG (Geoscienze e Georisorse) di Pisa, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) di Pisa e di Roma e delle Università di Bari e La Sapienza di Roma.

La ricerca è partita nel 2013 con una campagna di carotaggio profonda in cinque siti del lago. I primi risultati emersi dall’analisi dei sedimenti estratti (in totale oltre 2 km di “carote” ora conservate all’Università di Colonia in Germania) sono stati resi noti nel 2014 in articolo sulla rivista internazionale Eos.

“Il nostro obiettivo – ha spiegato Giovanni Zanchetta – era di raggiungere, attraverso dei carotaggi profondi, la base dei sedimenti lacustri e di ricostruire la storia climatica e biologica del luogo. La ricchissima messe di dati emersa ci ha permesso, per la prima volta, di indicare l’età orientativa del lago, oltre un milione di anni, e di avanzare alcune ipotesi preliminari sulla formazione delle faune endemiche del bacino”.

Universo: rilevata una nuova sorgente di raggi gamma

V407 CygniLa ricerca, a cui ha collaborato anche l’Università di Pisa, è stata pubblicata sull’ultimo numero di agosto della rivista Science

Un team internazionale di scienziati ha scoperto una nuova sorgente di raggi gamma nell’Universo. I raggi gamma sono una radiazione fortemente energetica emessa durante alcuni dei fenomeni cosmici più violenti che si conoscano, ma l’osservazione di quattro novae, cioè brevi eruzioni stellari, compiute dal 2010 al 2013 con telescopio spaziale per raggi gamma Fermi della NASA-ESA ha inaspettatamente rivelato che anche questi eventi possono produrre raggi gamma. La scoperta, a cui ha collaborato anche Steven Shore, professore di astrofisica dell'Università di Pisa, è stata pubblicata sull’ultimo numero di agosto della rivista Science.

“Prima delle osservazioni con il telescopio spaziale Fermi – ha spiegato Steven Shore - nessuno sospettava che queste esplosioni, per altro abbastanza comuni nell’Universo, fossero in grado di produrre raggi gamma di solito associati a ben più potenti esplosioni cosmiche”.

Il primo rilevamento, denominato V407 Cygni, del telescopio spaziale Fermi è avvenuto nel marzo 2010. L'esplosione proveniva da un raro tipo di sistema stellare in cui una “nana bianca”, cioè è una stella di piccole dimensioni, con una bassissima luminosità, interagiva con una “gigante rossa”, ovvero una stella grande e fredda. Nel 2012 e nel 2013, il telescopio spaziale ha rilevato altre tre novae classiche, che si verificano in situazioni più comuni in cui una nana bianca interagisce con una stella simile al Sole.

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