Politica

La Commissione Europea vuole approvare il mais Geneticamente Modificato TC1507

Mai OGMEmergenza OGM ed emergenza democrazia: La commissione europea vorrebbe approvare il mais TC1507, nonostante il parere nettamente contrario sia del parlamento UE che del Consiglio UE.

Sull'approvazione del Mais 1507 della Pioneer da parte della UE girano su internet e sui giornali un sacco di menzogne. Per esempio che il Consiglio UE abbia approvato il Mais 1507, mentre è vero esattamente il contrario. Il Consiglio dei ministri degli affari generali si è espresso in maniera nettamente contraria (19 contrari, 5 favorevoli, 4 astenuti), come già aveva fatto poco tempo fa anche il Parlamento UE. Oppure che la Commissione UE non possa che votare favorevolmente al mais OGM o che addirittura abbia già votato in questo modo.

È vero che la decisione, secondo la normativa attuale passa ora alla Commissione in quanto in Consiglio non si è raggiunta la maggioranza qualificata del 74%. Si sarebbe raggiunta sul totale dei votanti (19/24 votanti non astenuti= 79%) ma gli astenuti vanno a favore della minoranza!! e la maggioranza qualificata si conta come 19/28=68%

Ora si tratta di far capire alla Commissione che non può decidere contro la netta maggioranza del Parlamento e del Consiglio e della volontà delle popolazioni europee.

Già 12 Stati hanno preso una prima iniziativa in questo senso e bisogna andare avanti su questa linea E NON PENSARE CHE È INEVITABILE E OBBLIGATA LA DECISIONE FAVOREVOLE DELLA COMMISSIONE: SI TRATTA DI UNA MENZOGNA CHE CI VOGLIONO FAR ENTRARE IN TESTA COME VERITÀ.

Svizzera: stop all'immigrazione di massa. Un bello smacco per l'Europa

Basta immigrazione di massaUno schiaffone in piena faccia. Questa l’immagine, un poco a tinte forti, con la quale potremmo sintetizzare l’esito dell’odierno referendum svizzero in tema di immigrazione.

Si trattava dell’iniziativa popolare del partito della destra nazional-conservatrice UDC dal titolo, come al solito concreto fino alla brutalità, “contro l’immigrazione di massa”. In realtà, l’obiettivo dei promotori è meno draconiano di quel che potrebbe apparire: nessuna espulsione di massa o revoche di cittadinanza alle viste, ma una reintroduzione del controllo confederale sulla materia attraverso il meccanismo delle “quote” e la contestuale rinegoziazione del trattato di libera circolazione delle persone al quale anche la Svizzera ha aderito, dopo laboriose trattative ed un altro voto popolare nel 2002.

In questi termini la proposta è sembrata, perlomeno alla risicata maggioranza dei favorevoli nelle urne, più una questione di buonsenso che una pericolosa deriva populista come era stata dipinta dall’insieme di partiti, sindacati ed organizzazioni imprenditoriali svizzere e dall’interessata burocrazia continentale sempre più ansiosa di stringere nel proprio abbraccio mortale la riottosa nazione alpina.

Fino a poche settimane or sono il destino del quesito sembrava scontato: un netto rifiuto previsto ed avallato da tutti i centri di potere, in primis dal Consiglio Federale, dalle burocrazie di cui sopra e dai media liberal e compiacenti.

La Svizzera dice no all'immigrazione di massa

La Svizzera deve limitare l'immigrazione, secondo il 50,3% della popolazione; una bocciatura per la libera circolazione delle persone

L’immigrazione senza freni, anche se proviene dai paesi dell’Unione Europea, non piace alla maggioranza degli svizzeri, che chiede di contingentare i permessi di dimora e di dare la preferenza ai residenti sul mercato del lavoro.

Gli argomenti dell’UDC hanno convinto il 50,34% di quanti si sono recati alle urne, al termine di un testa a testa che ha tenuto con il fiato sospeso il paese e che l’ha spaccato in due: contrari al testo i cantoni urbani e quelli romandi, favorevoli Ticino (dove si è registrato il risultato più netto), Grigioni e le regioni rurali della Svizzera tedesca. L'iniziativa democentrista alla fine l'ha spuntata per sole 19'500 schede.

I favorevoli alla proposta avevano fatto leva sull’insostenibile aumento della popolazione nazionale (che cresce al ritmo dell’1% annuo) e sui suoi effetti in termini di disoccupazione, pressione sui salari, traffico, sovraffollamento dei mezzi di trasporto, criminalità e abusi nelle assicurazioni sociali.

I contrari paventavano invece gli effetti del “sì” sull’economia, per le difficoltà che potrebbe incontrare nel reclutare manodopera e nelle esportazioni, perché l’esito delle urne rimetterà in discussione l’applicazione non solo della libera circolazione ma di tutti gli accordi bilaterali conclusi con l’Unione Europea.

Pagine