Bioinformatica

Micro robot nel cervello per curarlo

Micro robot medicoSuperare gli automi metallici per materiali più "umani", è questa la sfida. Queste capsule, simili a lombrichi sono già state testate in Germania su oltre 50 pazienti in gastroscopia. In futuro si potranno inserire attraverso il foro praticato nel cranio, poi il medico con un joystick li guiderà all'asportazione di tumori, senza provocare danni

Mini-robot simili a lombrichi, capaci di entrare nel cervello senza creare traumi,rimuovendo per esempio tumori fino ad oggi preclusi ai bisturi. Micro-chip inseriti nella calotta cranica, provvisti di elettrodi che riescono a raccogliere i segnali cerebrali del soggetto e inviarli all’esterno.

Oggi questi micro-chip sono già sperimentati per permettere a persone completamente immobili di scrivere senza mani al computer. Sono questi alcuni dei filoni di ricerca e sviluppo su cui si sono confrontati ieri gli oltre 500 scienziati riuniti per la prima giornata di BioRob 2012, il Congresso Mondiale che raduna ogni due anni i massimi esperti di bioingegneria al mondo e si celebra fino a domani nella capitale sotto l’egida dell’Università Campus Bio-Medico di Roma.

Tra gli interventi attesi oggi, un gruppo di ricercatori americani del Massachusetts Institute of Technology (MIT) presenterà le soluzioni alle quali stanno lavorando per la creazione di “soft robot”. L’obiettivo è di superare la realtà di automi super-intelligenti ma pur sempre metallici e rigidi che si spostano nello spazio con movimenti inesorabili, per arrivare a creare robot con materiali morbidi e movimenti più “umani”, maggiormente capaci d’interagire con chi gli sta accanto e adeguarsi alle sue intenzioni.

Le autorità di Parigi autorizzano il chip rfid all'asilo in bimbi di tre anni

DOPO CANI E GATTI

Cassonetti della spazzatura, libri, bestiame, vestiti e passaporti, i chip Rfid (identificazione a radio frequenza) equipaggeranno i bambini di un asilo parigino. «La sperimentazione punta a incrementare la sicurezza dei piccoli – dice Patrick Givanovitch, a capo dell’azienda Lyberta -; installeremo in tutti i locali dei rilevatori e, grazie al chip inserito in una maglia, gli uomini del controllo video sapranno in ogni istante dove si trova un bambino, e soprattutto se è entrato o uscito dall’asilo. In caso di uscita imprevista, un sms partirà automaticamente per avvisare i genitori e la direzione dell’istituto».

PRO E CONTRO

L’idea di dotare di chip elettronici dei bambini di tre anni sembra rispondere alle esigenze del momento: ridurre i costi del personale di sorveglianza, placare la fame di sicurezza di genitori e cittadini in generale, in Francia già cavalcata con alterne fortune dal presidente Sarkozy. Ma è una buona idea? «Chiudere i bambini in una gabbia virtuale alimenterà le paura e il senso di essere perennemente in pericolo, rischio peraltro inesistente», ha detto al Parisien Dominique Ratia-Armengol, presidente dell’associazione francese degli psicologi infantili -. L’uso dei chip punta a ridurre la presenza degli educatori, che invece sono fondamentali per la crescita dei bambini». Se, nonostante le polemiche, il progetto parigino sarà confermato, sarà la prima volta che questa tecnologia viene utilizzata in Europa.

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