Economia

La Deutsche Bundesbank difende i pagamenti in contanti

BanconotePagare un acquisto in contanti è una delle cose più normali della vita quotidiana. La banca di Germania ha organizzato un convegno in difesa del cash. In Italia però le banche demonizzano e ne ostacolano l'uso. Perché sono i soli che non lucrano nulla. Leggi “l'indecenza delle banche”, Opinione di Beppe Scienza.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Blog di Beppe Grillo - che ringraziamo - esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

“Comprare qualcosa, pagando con banconote o monete è una delle cose più normali di questo mondo. Eppure in Italia c'è chi vuole farlo passare per un comportamento addirittura incivile. Si veda Giovanni Sabatini, direttore dell'associazione delle banche italiane (ABI), con la ridicola tesi che la lotta al contante è una vera e propria battaglia di civiltà”. Chiaramente straparla, per nascondere una verità ben diversa: le banche guadagnano su tutti i pagamenti, salvo quelli in contanti.

Per questo vogliono colpevolizzare chi li usa. Con le carte di credito, bancomat ecc. lucrano le provvigioni addebitate ai negozianti, le commissioni sui movimenti di conto corrente, gli interessi (fino al 24,9% annuo) sulle carte di revolving ecc. Inoltre costringono la gente a tenere i soldi sul conto, senza corrispondergli praticamente nessun interesse.

Per pagare le tasse quasi tutte le aziende italiane sono costrette a indebitarsi

IndebitatoPer il 74% delle imprese la pressione fiscale è cresciuta del 22%. Risultato: non investono, non pagano i fornitori e licenziano

Più di un'azienda su due si indebita per pagare le tasse. È il risultato di un'indagine di Confartigianato, secondo cui il 58% degli intervistati, pari a 615.000 aziende, deve ricorrere a prestiti bancari o è costretto a chiedere al fisco dilazioni di pagamento.

E addirittura 40.000 imprenditori non potranno pagare le imposte per mancanza di liquidità. Il sondaggio Ispo/Confartigianato su un campione di imprenditori artigiani, condotto tra il 6 il 12 dicembre, rivela che per il 74% delle imprese, pari a 1.067.214 aziende, negli ultimi 12 mesi la pressione fiscale è cresciuta in media del 22,6 per cento.

La quota nazionale del 74% di imprese che dichiarano un aumento delle tasse viene addirittura superata nei casi delle imprese con dipendenti (79%), in quelle localizzate nel Nord Ovest (83%) e nel Mezzogiorno (80%), nelle aziende impegnate nel settore dei servizi alla persona (80%).

Fisco cannibale - A causa della pressione fiscale da record il 33% degli imprenditori è stato costretto a ritardare il pagamento dei propri fornitori, mentre il 29% ha dovuto rinunciare a fare investimenti in azienda.

In Italia gli stagisti al Ministero del Tesoro sono retribuiti 1 euro l'ora

Ministero del TesoroIl ministero dell’Economia ha bandito 34 posti per uno stage rivolto a giovani neolaureati o laureandi. Uno stage “miseria” che prevede 7 euro al giorno di rimborso spese, circa un euro l’ora. Uno stage “low cost”, come lo definisce il Corriere della Sera, che non è però tra i peggio retribuiti.

Il 50% degli stage è completamente gratuito, mentre solo il 30% prevedere rimborsi spese che non superano i 500 euro. Pochissimi i fortunati che per un tirocinio vedranno un rimborso di 700 euro e oltre, solo il 5,3% dei “miserabili” stagisti.

I dati sugli stage, nel paese dove la disoccupazione giovanile ha raggiunto il 36,5% ed è in costante crescita, non sono incoraggianti. Le persone che hanno partecipato ad uno stage nel 2011 sono state 571mila, di cui 200mila in enti pubblici, 311mila nelle imprese e 60mila in enti no profit. Di questi solo il 39% è stato assunto al termine dello stage dall’impresa in cui erano stati formati. E nel 56% dei casi si trattava di stage senza benefit.

Intanto oltre mezzo milioni di giovani spera nella “congrua indennità” stabilita dalla riforma del Lavoro firmata dal ministro del Welfare Elsa Fornero, che riconosce una “congrua indennità, anche in forma forfettaria, in relazione alla prestazione svolta”.

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