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Popolazione degli oranghi del Borneo in declino

Popolazione degli oranghi del Borneo in declino

Recenti indagini sulla popolazione di oranghi del Borneo in via di estinzione nel Sabah, lo stato malese nel nord-est del Borneo, mostrano risultati contrastanti.

Secondo un nuovo studio pubblicato sulla rivista PLOS ONE (1) di Donna Simon del World Wide Fund for Nature - Malesia e colleghi, le popolazioni sono rimaste stabili nelle foreste ben gestite, dove c'è poca caccia, ma sono diminuite nei paesaggi che comprendono vaste piantagioni di palma da olio. Questo studio rappresenta il più grande e completo sondaggio sulla popolazione degli oranghi del Borneo, sede di questa specie endemica e in via di estinzione.

La foresta situata in pianura è l'habitat più importante per gli oranghi del Sabah. Negli ultimi 50 anni, tuttavia, l'ampio disboscamento e il commercio per l'agricoltura hanno causato la perdita e la frammentazione dell'habitat che ha portato a un drastico calo del loro numero, ma la piena portata degli effetti sulla popolazione di oranghi è difficile da stimare.

Nel presente studio, gli autori hanno effettuato voli aerei per un totale di quasi 5.500 chilometri attraverso lo stato Sabah, quasi tre volte la lunghezza di un precedente sondaggio fatto nel 2002-2003. In base al numero di nidi, hanno calcolato una popolazione di 9.558 orangutan, compresa una popolazione precedentemente sconosciuta di circa 1.770 orangutan in molte sottopopolazioni ampiamente disperse.

Collasso della biodiversità nel mondo

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Le Nazioni Unite lanciano un allarme sul drammatico collasso della biodiversità nel mondo con uno studio. Una specie su otto si estinguerà a breve

Slow Food denuncia da oltre 20 anni i rischi di un sistema intensivo di produzione di cibo e ha già catalogato oltre 5.000 prodotti da salvare. Oggi chiede con forza ai governi mondiali di prendere in seria considerazione questi studi.

Un milione di piante e animali scompariranno dal pianeta in poco tempo e la salute degli ecosistemi si sta deteriorando più velocemente che mai. L'allarme arriva dalle Nazioni Unite: la Piattaforma intergovernativa scientifico-politica sulla biodiversità e gli ecosistemi (Ipbes) si è riunita a Parigi dal 29 aprile a oggi e ha reso pubblico l'esito di tre anni di ricerche sullo stato della biodiversità.

“Le più importanti istituzioni del mondo si stanno rendendo conto di una situazione drammatica che Slow Food denuncia da oltre vent'anni", dichiara Carlo Petrini, presidente di Slow Food. "Negli ultimi 70 anni abbiamo distrutto i tre quarti dell'agrobiodiversità che i contadini avevano selezionato nei 10.000 anni precedenti. Fonti autorevoli già da tempo ci stanno mettendo in guardia perché stiamo attraversando la sesta estinzione di massa e per la prima volta il responsabile di questa crisi ecologica globale è l'uomo. Lo scenario descritto è molto grave: la perdita di specie, razze e habitat naturali è pesantissima. Non abbiamo più tempo ma abbiamo uno strumento efficace con cui possiamo cambiare la situazione: il nostro cibo quotidiano. Cambiando le nostre scelte alimentari possiamo fare molto per salvare il suolo, le acque, l'intero pianeta”.

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