Economia

Viviamo in un mondo condizionato. O che ci condiziona?

Viviamo in un mondo condizionato. O che ci condiziona?A guardare gli avvenimenti dei recenti anni, sembra che stiamo “guidando” una TESLA. Elettrica, quindi ecologica. Che guida da sola, e quindi rispettosa delle leggi del traffico. Senza avere bisogno di molto intervento umano, quindi poco emotiva.

Cosa desiderare di più?

In effetti, parlando sempre di tradizioni, libertà, democrazia, di valori e di principi, ci riferiamo a cose che non vengono contemplate nei bilanci, che non producono UTILI, e quindi, per questo mondo attuale, sono SENZA VALORE.

A cosa serve conoscere e parlare le LINGUE, quando abbiamo i traduttori automatici, e il mondo è sempre più in inglese. Cosa serve l’ESPERIENZA, quando il mondo cambia velocissimo, e sempre più digitalizzato e computerizzato. Perché FORMAZIONE, quando mi costa meno prenderlo come lo voglio io, già formattato.

Anzi, attenzione a PENSARE, e DIRE cosa ci aggrada, che potrebbe essere usato contro di noi, come populisti, razzisti, antiquati, anti-conformisti.

Questo modo di vedere le cose, ha condizionato la vita professionale e quotidiana degli individui, dandogli la sensazione di potersi “liberare” dal lavoro di costruzione della famiglia, amicizie reali, di educare le prossime generazioni, di essere da esempio. Tutto quanto avevamo imparato da chi ci ha preceduto, abbiamo magari cercato di applicarlo alla nostra vita, fatta di obbiettivi, quali carriera, benessere economico, scalata sociale, per una tranquilla e dolce pensione.

Bruno Chastonay: mercati internazionali a rischio

Bruno Chastonay: Mercati internazionali a rischioUn numero elevato di fattori ha portato alle attuali condizioni globali, caratterizzate da un rischio marcato per le economie mondiali.

Un rischio che era rimasto sopito, dalla crisi del 2008 intervenuta con il crollo del mercato immobiliare, dapprima in USA.

Fattore che aveva perso l’interesse degli investitori, grazie:

alle azioni effettuate congiuntamente dalle principali Banche Centrali mondiali, finalizzate ad iniettare un’amplissima liquidità, insieme

ad un forte livellamento al ribasso dei tassi di interesse.

Tali azioni di politica monetaria si sono accompagnate ad una sorta di “moral suasion” circa l’ipotesi di una ripresa economica in atto, congiuntamente al tentativo (non sempre riuscito) mirante a “nascondere” (o sottacere) i gravi problemi latenti, sempre senza soluzione, che riguardano:

  • il livello record dei debiti,
  • la gestione dei flussi immigratori,
  • la disgregazione nei fatti dell’Unione Europea ed
  • una sempre maggiore ostilità dei popoli nei confronti delle istituzioni comunitarie.

Un grande lavoro, quello delle Banche Centrali e dei vari Governi, che ha assorbito molte tensioni, e dato respiro alle imprese, principalmente di grandi dimensioni, al livello degli investimenti ed alle stesse banche.

Eugenio Benetazzo: dubbi sull'economia italiana

Eugenio Benetazzo: dubbi sull'economia italianaAnche quest’anno in prossimità dell’estate ho raccolto ed analizzato la hit parade dei dubbi finanziari del piccolo risparmiatore ed investitore italiano. Iniziamo per gradi.

Il primo semestre del 2018 ha finalmente riportato tutti con i piedi per terra dopo il tipico clima di esuberanza irrazionale che aveva caratterizzato sia i mercati finanziari tradizionali che il mondo delle criptovalute. Soffermiamoci in tal senso a rileggere le esternazioni di sei mesi fa: gli outlook di analisti e commentatori finanziari erano spocchiosamente positivi, l’anno che stava per iniziare ci doveva proiettare in un nuovo mondo fatto di mega performance.

Solo per ricordarne uno: a fine 2017 si parlava del Bitcoin a 500.000 dollari o dello S&P500 oltre i 3000 punti grazie al boost della Trumponomics. Tuttavia dopo le prime settimane dell’anno abbiamo potuto assistere alla più violenta ed improvvisa contrazione all’interno di una singola seduta di negoziazione dell’indice americano degli ultimi dieci anni, mentre il settore delle criptovalute ha visto esplodere la bolla che si era andata formandosi in progressione dall’estate del 2017. Il rendimento del decennale statunitense nel frattempo si è portato a ridosso della soglia dei tre punti percentuali aprendo la porta del peggiore scenario per gli investimenti obbligazionari.

La divergenza delle politiche monetarie tra USA ed Europa, restrittiva la prima ed ancora espansiva per quasi un anno la seconda, ha creato i presupposti per il rafforzamento del dollaro, quest’ultimo rinvigorito anche dalle nuove dinamiche di mercato che scaturiscono dal Governo Trump.

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