Archeologia

Gli archeologi scoprono il pane che precede l'agricoltura di 4.000 anni

Sito archeologico Shubayqa 1In un sito archeologico nel nord-est della Giordania, i ricercatori hanno scoperto i resti carbonizzati di una piadina cotta dai cacciatori-raccoglitori 14.400 anni fa. È la più antica testimonianza diretta del pane trovato fino ad oggi, precedente l'avvento dell'agricoltura di almeno 4000 anni. I risultati suggeriscono che la produzione di pane a base di cereali selvatici potrebbe aver incoraggiato i cacciatori-raccoglitori a coltivare cereali, contribuendo così alla rivoluzione agricola nel periodo neolitico.

Un team di ricercatori delle Università di: Copenaghen, University College London e University of Cambridge hanno analizzato i resti di cibo carbonizzato prelevati da un sito di cacciatori-raccoglitori natufiani(1) di 14.400 anni - un sito noto come Shubayqa 1 situato nel Deserto Nero nel nord-est della Giordania. I risultati, pubblicati recentemente dalla rivista Atti della National Academy of Sciences, forniscono le prime prove empiriche per la produzione di pane:

"La presenza di centinaia di alimenti carbonizzati scoperti nei camini di Shubayqa 1 è una scoperta eccezionale, e ci ha dato la possibilità di caratterizzare le pratiche alimentari di 14.000 anni fa. I 24 resti analizzati in questo studio mostrano che gli antenati selvatici di cereali domestici quali orzo, monococco e avena erano stati macinati, setacciati e impastati prima della cottura. I resti sono molto simili a focacce non lievitate identificate in diversi siti neolitici e romani in Europa e in Turchia. Così ora sappiamo che i prodotti simili al pane sono stati prodotti molto prima dello sviluppo dell'agricoltura.

Nelle Americhe i primi cani venivano dalla Siberia e scomparvero a causa della colonizzazione europea

fossile di cane americanoUno studio,(1) pubblicato sulle riviste Science(2) e sciencedaily,(3) offre una migliore visione delle origini e del destino finale dei primi cani nelle Americhe. I cani non erano lupi addomesticati nordamericani, come alcuni hanno ipotizzato, ma probabilmente hanno seguito le loro controparti umane su una lingua di terra che un tempo collegava l'Asia del Nord con le Americhe.

Questo è il primo studio genomico completo sui cani antichi nelle Americhe in cui si è analizzato il DNA nucleare (ereditato da entrambi i genitori) e il DNA mitocondriale, che viene trasmesso solo dalle madri alla loro prole.

Confrontando le tracce genomiche di 71 mitocondri e sette genomi nucleari di antichi cani nordamericani e siberiani per un periodo di 9000 anni, il team scientifico è riuscito a ottenere un quadro più chiaro della storia dei primi cani delle Americhe.

Il cane più anziano nelle Americhe risale a circa 9000 anni fa, molte migliaia di anni dopo che la gente ha iniziato a migrare attraverso una lingua di terra che collegava l'attuale Siberia con l'Alaska. I ricercatori hanno scoperto che i cani dell'epoca erano probabilmente originari della Siberia. Essi poi si dispersero in ogni parte delle Americhe, migrando con le loro controparti umane. Si è anche scoperto che questi cani sono sopravvissuti per migliaia di anni nelle Americhe, ma più tardi sono quasi svaniti dopo la colonizzazione degli europei.

Gli antichi Romani cacciarono anche le balene. Uno studio lo ipotizza

Mosaico romano, Romani, archeologia, balenaSecondo una nuova ipotesi archeologica, basata sulla scoperta di resti di due specie di cetacei estinte, che si trovano tra le rovine di un sito romano dedicato alla lavorazione del pesce a Gibilterra, gli antichi romani andavano a caccia di balene nel Mediterraneo.

I risultati dello studio sono stati analizzati da un gruppo internazionale coordinato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche della Francia. La ricerca è stata pubblicata dalla rivista 'The Royal Society B'.(1)

Secondo l'analisi del DNA e del collagene i resti archeologici appartengono alla 'balena franca' del nord atlantica (Eubalaena glacialis)(2) e alla balena grigia (Eschrichtius robustus).(3)

“Una scoperta che non ci si attendeva visto che le antiche ossa delle balene sono spesso troppo frammentate per essere riconosciute dalla loro forma. Questi nuovi metodi di ricerca molecolare ci permettono di aprire nuove finestre agli ecosistemi del passato”, ha spiegato l'archeologa Camilla Speller(4) dell'Università di York, nel Regno Unito.

E le sorprese continuano perché fino ad ora il Mar Mediterraneo era sempre considerato al di fuori delle rotte storiche della balena grigia e di quella del Nord Atlantico, ma i resti indicano che questi cetacei avrebbero potuto far parte dell'ecosistema mediterraneo, trovando nella regione un bacino di rifugio per dare alla luce la loro prole.

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