Oceani sempre più caldi anche in profondità


Oceani sempre più caldi anche in profondità

Gli oceani profondi del mondo si stanno riscaldando a un ritmo più lento della superficie, ma secondo uno studio internazionale questa dinamica non giova alle creature che vivono nelle profondità oceaniche.

La ricerca, pubblicata su Nature Climate Change, (1) guidata dallo studente di dottorato dell'Università del Queensland Isaac Brito-Morales, (2) ha esaminato il modo in cui la vita oceanica risponde ai cambiamenti climatici.

Egli dice: «Abbiamo usato una metrica nota come 'velocità climatica' che definisce la probabile rapidità e direzione in cui una specie cambia mentre l'oceano si riscalda. Abbiamo calcolato la velocità del clima in tutto l'oceano negli ultimi 50 anni e poi per il resto di questo secolo utilizzando i dati di 11 modelli climatici. Questo ci ha permesso di confrontare la velocità climatica in quattro zone di profondità oceanica, valutando in quali settori la biodiversità potrebbe spostare maggiormente la loro distribuzione in risposta ai cambiamenti climatici.»

I ricercatori hanno scoperto che la velocità climatica è attualmente due volte più elevata in superficie a causa del maggiore riscaldamento. Ne consegue che le specie che vivono più in profondità hanno meno probabilità di essere a rischio, a causa dei cambiamenti climatici, rispetto a quelle che vivono sopra.

Il dottor Isaac Brito-Morales afferma: «Tuttavia, entro la fine del secolo, supponendo che avremo un futuro ad alte emissioni, non vi sarà solo un maggiore riscaldamento della superficie, ma anche questo calore penetrerà più in profondità. Nelle acque tra una profondità compresa tra i 200 e i 1000 metri, la nostra ricerca ha mostrato che le velocità climatiche sono accelerate a 11 volte la velocità attuale. Non solo la dinamica climatica si sta muovendo a diverse velocità in parecchie aree situate nelle profondità nell'oceano, ma anche in diverse direzioni, che rappresentano enormi sfide per il modo in cui progettiamo le aree protette.»

Il professor Anthony Richardson, (3) ricercatore senior della University of Queensland (UQ), ha affermato che il team appoggia la necessità di intraprese azioni per gestire in modo aggressivo le emissioni di carbonio. Inoltre, egli aggiunge: «La riduzione significativa delle emissioni di carbonio è vitale per controllare il riscaldamento e per aiutare a controllare le velocità climatiche negli strati superficiali dell'oceano entro il 2100. Ma a causa delle immense dimensioni e profondità dell'oceano, il riscaldamento già assorbito dalla superficie dell'oceano si mescolerà in acque più profonde. Ciò significa che la vita marina nell'oceano profondo dovrà affrontare minacce crescenti, dal riscaldamento degli oceani fino alla fine del secolo, indipendentemente da ciò che facciamo ora. Ciò lascia solo un'opzione: agire con urgenza per alleviare altre minacce generate dall'uomo alla vita in acque profonde, tra cui l'estrazione dei fondali marini e la pesca in acque profonde. Il modo migliore per farlo è dichiarare nuove grandi aree protette nell'oceano profondo in cui è vietato ogni attività che causa danno alla vita oceanica, o almeno attuare delle gestioni mirate con estremo rigore.»

Il team globale di qursta ricerca comprendevano: la dottoressa Carissa Klein della UQ, Nur Arafeh-Dalmau, candidata al dottorato di ricerca, il professor David Schoeman dell'Università della Sunshine Coast, il professor Jorge García Molinos, assistente dell'Università dell'Hokkaido, e il professor Michael Burrows dell'Associazione scozzese per le scienze marine. Altri collaboratori inclusi sono dei membri del team AquaMaps.

Riferimenti:

(1) Climate velocity reveals increasing exposure of deep-ocean biodiversity to future warming

(2) Isaac BRITO MORALES

(3) Anthony Richardson

Descrizione foto: la vita nel mare profondo (> 200 m). - Credit: Schmidt Ocean Institute.

Autore traduzione riassuntiva e adattamento linguistico: Edoardo Capuano / Articolo originale: The deep ocean is warming slowly – but dramatic changes are ahead