Scoperti i geni che regolano la comparsa di tumori nella sclerosi sistemica

La sclerodermia è una rara malattia autoimmune sistemica che può essere caratterizzata da un aumento della frequenza di alcuni tipi di tumori

Una ricerca dimostra che nella Sclerosi sistemica, sclerodermia, alcune molecole regolatrici del nostro genoma, microRna, possono controllare lo sviluppo di tumori

Ricercatori dell’università di Verona guidati da Claudio Lunardi, docente di Medicina interna, e dell’università di Genova coordinati dalla dottoressa Marzia Dolcino e da Antonio Puccetti, docente del dipartimento di Medicina sperimentale, hanno pubblicato sulla rivista “Frontiers in Immunology” i risultati di una ricerca che dimostra che nella Sclerosi sistemica, sclerodermia, alcune molecole regolatrici del nostro genoma, microRna, possono controllare lo sviluppo di tumori quali, ad esempio, le neoplasie mammarie, polmonari ed ematologiche.

La ricerca

La sclerosi sistemica, Ssc è una rara malattia autoimmune sistemica che può essere caratterizzata da un aumento della frequenza di alcuni tipi di neoplasie, in particolare neoplasie mammarie, polmonari ed ematologiche. La ragione di questa associazione era ancora sconosciuta. “Nella nostra ricerca – ha spiegato Puccetti – abbiamo voluto indagare se particolari fattori genetici possano giocare un ruolo nel favorire lo sviluppo di tumori nei pazienti con Ssc. Attraverso un’approfondita analisi genetica condotta su 540 mila geni umani abbiamo dimostrato che le varie categorie di geni legati allo sviluppo della SSc (ad esempio geni che controllano le lesione delle cellule endoteliali dei vasi, lo sviluppo della fibrosi cutanea e degli organi interni, la risposta autoimmunitaria e infiammatoria) comprendono anche geni che partecipano allo sviluppo di tumori o che sono coinvolti nei processi di carcinogenesi”.

Bruno Chastonay: andamenti dei mercati finanziari, finita la pacchia?

Oggi abbiamo i mercati in una situazione BOMBA che potrebbe nuocere a tutti gli investimenti, con calo dei CONSUMI e del POTERE DI ACQUISTO

Dal 2008, c'è una nuova crisi dei mercati su tutti i fronti economici.

Facciamo prima un breve escusso su quanto avvenuto negli ultimi tempi, giusto per entrare in sintonia agli avvenimenti, anche se già largamente conosciuti.

Dalla crisi dei mercati finanziari del 2008, siamo entrati in una fase di CRISI, su tutti i fronti economici, che hanno portato ai grandi cambiamenti che abbiamo visto.
Questi riguardano i TASSI NEGATIVI, aiuti finanziari dalle Banche Centrali, INTERVENTI verbali, e diretti nei mercati, cambio di COMUNICAZIONE dei dati, delle politiche monetarie.

Accelerazione della RICERCA DI RENDIMENTO, con ampia LIQUIDITÀ nei conti, da parte dei fondi, delle banche.

Cambio della VALUTAZIONE del RISCHIO, vista la scarsa reazione dei mercati alle varie situazioni createsi, con effetti localizzati, di breve durata e scarso effetto.

Dapprima i fattori a RISCHIO, timori politici, geopolitica, aspettative crescita, debiti, disoccupazione, hanno frenato gli investimenti e le scelte di portafoglio, condizionate dagli elevati TIMORI, incertezze.

Poi, con l’andare del tempo, dopo l’elezione di TRUMP USA, senza gli effetti nefasti che in molti si attendevano, abbiamo visto una accelerazione negli acquisti di TITOLI, spinti dalle fusioni / acquisizioni record, aumento dei dividendi, degli utili sopra aspettative, nonché dal rimpatrio dei capitali delle multinazionali USA, grazie ad una tassazione agevolata. E ancora, anche grazie alla mancanza di rendimento derivato dai BONDS delle nazioni principali.

Il rapido aumento di radiocarbonio cosmogenico è avvenuto su scala globale

L’analisi su 27 specie arboree rivela come il rapido aumento di radiocarbonio cosmogenico verificatosi nel 774 e nel 993 sia avvenuto globalmente

Grazie all’analisi dendrocronologica su 27 specie arboree provenienti da 5 continenti, un recente studio del Cnr-Ivalsa e dell’Università di Padova rivela come il rapido aumento di radiocarbonio cosmogenico verificatosi nel 774 e nel 993, sia avvenuto su scala globale.

È emerso inoltre che la concentrazione di radiocarbonio atmosferico sia più elevata alle latitudini settentrionali. Lo studio è pubblicato su Nature Communications.(1)

Gli anelli del legno si confermano una fonte inesauribile d’informazioni scientifiche. Grazie alla più vasta collaborazione mai realizzata dalla comunità scientifica dei dendrocronologi è stato possibile determinare per la prima volta l’estensione su scala globale e la tempistica stagionale del rapido aumento delle concentrazioni atmosferiche di radiocarbonio (14C), relativo a due eventi verificatisi negli anni 774 e 993 AD.

La ricerca, pubblicata su Nature Communications ha coinvolto 67 studiosi di 57 istituti di tutto il mondo, tra cui due italiani: Mauro Bernabei dell’Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ivalsa) di San Michele all’Adige (Tn) e Marco Carrer dell’Università di Padova. I ricercatori hanno analizzato gli anelli del legno provenienti da alberi viventi, legni storici, scavi archeologici e resti di legni subfossili appartenenti a 27 specie da cinque continenti.

Nell’anno 774 AD si verificò un aumento repentino della concentrazione atmosferica di radiocarbonio pari a circa 20 volte il tasso normale: un episodio associato anche a un aumento della concentrazione dell’isotopo del Berillio (10BE) rilevato nelle carote di ghiaccio dell'Antartide.

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