Il caffè non giova alla salute

Il caffè non giova alla saluteIl caffè deriva dalla lavorazione dei semi di alcuni arbusti del genere “Coffea”. Esistono innumerevole piante appartenenti al genere Coffea, ma appena una decina sono oggetto di interessi commerciali.

I semi sono estratti dal frutto (una piccola bacca di colore rosso, che contiene all’interno due semi) entro pochi giorni dalla raccolta.

Il chicco subisce quindi la torrefazione, ovvero una tostatura con aria a 200/230 gradi per 10/15 minuti.

È spesso assunto per le presunte proprietà energizzanti della caffeina, un alcaloide ampiamente presente nei chicchi.

Non tutti sanno che dentro questa a bevanda contiene una notevole quantità di sostanze tossiche per l’organismo.

Ecco cosa si immette nell’organismo bevendo una tazzina di caffè:

CAFFEINA: La caffeina è un alcaloide ampiamente presente nei chicchi. Essa non produce energia ma stimolazione chimica: dopo l’assunzione aumenta il battito cardiaco, aumenta la pressione, si dilatano le pupille, si produce adrenalina; si sviluppano cioè una serie di effetti analoghi a quelli che il corpo mette in atto in situazioni di pericolo. Questi meccanismi che sarebbero fondamentali in caso di sopravvivenza aumentano il dispendio energetico. Nel complesso perciò un consumo regolare provoca un peggioramento della gestione delle energie.

È stato inoltre dimostrato da numerosi esperimenti su animali e piante che ad alte dosi causa mutamenti cellulari.

TEOBROMINA: Ha effetti analoghi alla caffeina, anche se molto più lievi.

TANNINI: La torrefazione residua una notevole quantità di tannino. Esso inattiva degli importanti enzimi come proteasi, lipasi e amilasi: la loro inibizione comporta interferenze negative nell’utilizzazione metabolica di molte sostanze nutritive.

ACIDO BENZOICO: è una sostanza tossica che per essere neutralizzata utilizza la glicina. La glicina costruisce e ripara il collagene, fondamentale per l’elasticità e l’integrità della pelle. Privando il corpo di glicina, l’acido benzoico causa invecchiamento precoce della pelle e rughe.

ACRILAMIDE: potente cancerogeno.

ACETALDEIDE: essa deve essere rapidissimamente smaltita dal fegato e trasformata in acetato; se il fegato non riesce a smaltirla rapidamente danneggia il cuore e a lungo termine può provocare il cancro.

IDROCARBURI AROMATICI POLICICLICI (PAH): La estrema pericolosità degli IPA sta nel fatto che non appena ingeriti (o inalati), gli IPA sono rapidamente assorbiti attraverso il tratto gastro-intestinale o l’epitelio polmonare,e distribuiti nei vari tessuti (soprattutto quelli adiposi), compresi quelli fetali. Essi sono potenti cancerogeni e mutageni.

La lista potrebbe continuare a lungo. Molte sostanze richiedono per essere smaltite un gran numero di antiossidanti e sali minerali, aumentandone il fabbisogno e creando carenze. Altre interferiscono con l’assimilazione delle vitamine,in particolare di quelle del gruppo B.

È bene ricordare che alcune sostanze, di cui la principale è la caffeina, provocano dipendenza fisica, come nel caso di alcaloidi più conosciuti, ad esempio la nicotina.

Curiosa la credenza secondo cui il caffè aiuti la digestione. Al contrario, il caffè funge da innaturale accelleratore del transito nello stomaco: in questo modo nell’intestino giungono cibi non completamente digeriti.

Da dove deriva tutta questa varietà di sostanze tossiche? La maggior parte di esse vengono prodotte durante la torrefazione. Sostanze simili si trovano negli alimenti cotti alla brace (come l’acrilamide), nei cibi fritti o comunque cotti a temperature troppo elevate.

Alcuni evidenziano i benefici di alcune sostanze contenute nel caffè; tuttavia la tossicità di questa bevanda è molto elevata, ed è fuorviante focalizzarsi sulle piccole quantità di alcuni nutrienti.

Tutto è veleno, niente è veleno, dipende tutto dalle quantità. Ma in questo caso, una quantità innocua è molto molto inferiore anche a quella assunta con una piccola tazzina giornaliera.

La quantità ideale di assunzione di caffè è perciò, senza dubbio, zero.

Fonte: rivoluzionealimentare.altervista.org