Secondo l'FT l'immigrazione è economicamente dannosa

Secondo l'FT l'immigrazione è economicamente dannosaUna delle più grandi bufale sull’immigrazione è quella che “gli immigrati servono perché la popolazione invecchia, e ci pagheranno le pensioni”: è un evergreen dei fanatici e dei giornalisti che poco capiscono di economia.

Diciamo subito una cosa, prima di spiegare perché è una bufala: anche fosse vero, il beneficio economico da immigrazione, ci sono così tanti danni dal punto di vista culturale, sociale e della sicurezza che sarebbe comunque un male.

Negli ultimi giorni, i media ci hanno raccontato che l’Italia ha bisogno di immigrati, perché è il paese più vecchio d’Europa.

Fosse così semplice, il Congo sarebbe un paese ricchissimo. Purtroppo per i fanatici, conta la qualità, in mancanza della quale, la quantità diventa solo un peso, non un vantaggio.

È vero che avere tanti soldi è un bene, ma avere tanta merda in casa non è un bene.

Ieri, sul FT è uscito un sorprendente articolo, visto che si tratta della bibbia del liberismo globale, a firma di Martin Wolf. Ebreo. Rifugiato in GB dalla Germania durante il Nazismo: quindi è difficile accusarlo di essere un ‘neonazista’.

Affronta il tema dell’immigrazione, e ci spiega perché non è positiva per gli autoctoni.

Definisce l’impatto dell’immigrazione di massa sui redditi dei cittadini europei, di proporzioni enormi. E che, anche se così non fosse, il cosmopolitismo è incompatibile con l’organizzazione delle democrazie nazionali. Ed è anche incompatibile anche con il diritto dei cittadini di decidere chi può condividere i vantaggi di vivere al loro fianco.

Un messaggio importantissimo, per coloro che vedono solo il presunto ‘diritto di chi vuole entrare in casa di altri’.

Ci spiega, sempre Wolf, che i paesi hanno il diritto di controllare l’immigrazione, e che il criterio per l’immigrazione non è il bene globale, ma i vantaggi per i cittadini ed i loro discendenti. I benefici per gli aspiranti immigrati, che sono la maggior parte di quelli generati dalla migrazione, contano meno.

E allora, Wolf si domanda: quali sono dunque i benefici dell’immigrazione per i cittadini ed i loro discendenti?

E subito centra il problema domandandosi:

È importante aumentare la popolazione? La risposta è sicuramente no. Aumentare la popolazione di un piccolo paese prospero, come la Danimarca, non aumenterebbe il tenore di vita dei suoi cittadini. Ma imporrebbe costi di investimento e di congestione consistenti.

Poi passa ad analizzare la ‘bufala’ di cui sopra, quella della giovane età degli immigrati che ci pagheranno le pensioni.

Gli immigrati, che sono più giovani, abbassano il rapporto tra i pensionati e coloro in età lavorativa (il rapporto di dipendenza degli anziani). Ma l’impatto sulla dipendenza, almeno con gli attuali livelli di immigrazione, è modesto. Per abbassarlo dovremmo ricorrere ad una immigrazione massiccia.

Nel 2014, ci sono stati 29 pensionati per ogni 100 persone in età lavorativa. Secondo le Nazioni Unite, mantenere questo rapporto al di sotto di un terzo richiederebbe una immigrazione di 154 milioni in Europa tra il 1995 e il 2050, con ben più in seguito: perché anche gli immigrati poi, invecchiano.
Di conseguenza, una forte riduzione nei tassi di dipendenza richiede enormi movimenti di persone.

Qualcuno potrebbe sostenere che un continente con così pochi bambini deve accettare una simile trasformazione della sua popolazione.
Ma al di là dei costi culturali, quale sarebbe l’impatto economico? Significativo sulle necessità di investimento (in abitazioni e altre infrastrutture) e di congestione, in particolare nei paesi già densamente popolati.

E i beneficiari sarebbero gli immigrati. Non i cittadini.

In sintesi: per avere un effetto positivo sulle pensioni, dovremmo importare così tanti immigrati da avere un effetto negativo sui costi in case e altri servizi. Alla fine, sarebbe un danno.

Ma la migrazione non è solo di economia. Gli immigrati sono persone. Portano famiglie, per esempio. Nel corso del tempo, l’immigrazione su vasta scala trasformerebbe le culture dei paesi beneficiari in modo complesso.
Gli immigrati portano diversità culturale. Allo stesso tempo, come fa notare il premio Nobel Thomas Schelling, una sostanziale segregazione. Senza lealtà condivise.

L’immigrazione ha effetti economici. Ma riguarda anche i valori attuali e futuri di un paese, compresa la sua preoccupazione per gli stranieri. Le persone possono legittimamente differire sulle politiche corrette.

E conclude:

In tal modo, è perfettamente ragionevole che i paesi mettano il bene dei propri cittadini al primo posto, non degli immigrati.

Fonte: voxnews.info