Il Priorato di Sion, i Merovingi e la protezione e trasmissione del Santo Graal

L’impronta dottrinale del Priorato di Sion, eterodossa, è un cristianesimo puro e primitivo che non soffre di contaminazioni

Il Priorato di Sion, dal momento della sua fondazione, ha sempre protetto, tutelato e coadiuvato i discendenti della stirpe merovingia e la loro missione spirituale, intrecciata a quella dell’Ordine nel tramandare una tradizione millenaria ai meritevoli ed ai capaci di divenirne gli eredi.

L’impronta dottrinale del Priorato di Sion, considerata da alcuni cristiani, eterodossa, è un cristianesimo puro e primitivo che non soffre di contaminazioni. Noi crediamo che l’elevazione di Gesù allo stato divino sia stata compiuta da un lavoro interiore e che questo livello di evoluzione sia accessibile a chiunque si dedichi ad un cammino di introspezione genuino ed efficace in relazione alla propria condizione.

L’eredità del Santo Graal, che Gesù ha avuto il compito di rivelare, é stato di fatto anche un “segreto” racchiuso e trasmesso dal DNA ereditario ai discendenti di Gesù e Maria Maddalena, sotto forma di informazione, come ogni altra abilità o forma di conoscenza ereditata dai discendenti di chiunque. La chiave del mistero del Graal accessibile agli iniziati, é racchiusa in un sistema allegorico, simbolico e complesso che viene definito appunto “Santo Graal”.

La ricerca del Santo Graal, pone il cercatore ad osservare se tesso attraverso un punto di vista iniziatico, esoterico e spirituale, in un contesto prevalentemente simbolico.

Sotto un punto di vista storico invece, parleremo del Graal inteso come possibile ed effettiva discendenza di Gesù Cristo e di Maria Maddalena, ricorreremo quindi, in un contesto tecnico, alle fonti strettamente storiche tuttora consultabili ed essendo storico il valore di questa ricerca, per correttezza scarteremo tutti quelli elementi non certi e quindi non dimostrabili.

Attraverso la ricerca qui esposta, si riuscirà, fornendo fonti riscontrabili, ovvero quelle citate nell’esposizione ed elencate nella realizzazione video allegata, a dimostrare come nei fatti storici la stirpe merovingia sia arrivata ai giorni nostri e come questa sia stata, effettivamente osteggiata e combattuta dalla Chiesa Cattolica Romana, specie quelle volte, nel corso della storia, quando i discendenti di Clodoveo hanno raggiunto l’apice del potere nel contesto geopolitico.

Quello che verrà illustrato in questa occasione sarà quindi una realtà storica, la quale è la stessa ad essere stata romanzata in epoca recente, ed in certe di quelle occasioni, esasperata, ma partendo sempre da alcune verità storiche poco conosciute ma al tempo stesso incontestabili.

Restando alle testimonianze strettamente storiche quindi, già dal XII secolo abbiamo le prime fonti antiche che identificano il Santo Graal con il Sangue Reale di Gesù; queste fonti, che adesso esamineremo, affermano che a quell’epoca fossero ancora in vita discendenti di quella stirpe. Questo quindi dimostra che già nel XII secolo si parlasse di un lignaggio messianico.

Per primo ci occuperemo del Parzival, celebre opera letteraria di Wolfram Von Eschenbach, la quale è nota per essere una storia mitologica, in realtà, oltre ad avere anche la funzione di trasmettere importanti elementi esoterici di conoscenza per l’ottenimento del Graal, rappresenterebbe, attraverso questi miti in chiave celata, delle verità e dei segreti fondamentali, sia di ordine storico che spirituale. In tempi recenti, diversi storici ed esperti, sono di fatto riusciti a mettere in luce delle analogie certe e assolutamente stupefacenti tra i personaggi del Parzival con personaggi e luoghi reali che vivevano nelle regioni della Linguadoca, di Tolosa e della Provenza, certificando molte nozioni che erano già accessibili e dimostrabili, ma ancora prive di una adeguata diffusione.

Attraverso questo filone di indagine storica, è possibile determinare che i protagonsisti della storia rappresentata nel Parzival, sono Merovingi.

Specie nelle ultime due decadi, la maggior parte della letteratura storica ufficiale, dava per estinta la dinastia merovingia nel 751, ma esistono diversi reperti storici che dimostrano il contrario al di là di ogni dubbio, ed il primo di questi reperti è risalente al 754 e consiste in un atto di giuramento di fedeltà vassallatica tramite il quale un potente nobile di stirpe merovingia era stato nominato Conte di una regione riconquistata ai musulmani.

Continuando l’indagine ci si imbatte in un’altra fonte antica del 1118 che indica un Conte il quale apparteneva al lignaggio merovingio e i cui avi avevano avuto grandi possedimenti in Borgogna e sempre attraverso fonti storiche tuttora accessibili, si può determinare che anche Bernardo II, conte di Tolosa, fosse un discendente della stirpe Merovingia.

I documenti presenti invece nell’Abbazia di Saint Guilhem dichiarano Guglielmo d’Aquitania, conosciuto anche come Guglielmo di Gellone o Guglielmo d’Orange nelle chansons de geste , quale erede dei duchi di Borgogna e di discendenza merovingia, attraverso gli antenati del padre Teodorico, e nell’Archivio storico dell’Università dell’Alvernia a Clermont-Ferrand, si trovano documenti, atti e diplomi che confermano le origini franche di Teodorico, nonché il fatto che egli fosse di stirpe regale, a differenza della maggior parte dei Conti di quell’epoca. Informazioni aderenti a quelli descritte, sono state ritrovate anche negli annali di Lorsch. È essenziale tenere presente che nel periodo in cui sono stati prodotti questi documenti, la stirpe merovingia era l’unica a poter essere considerata regale. In coerenza a tutto questo, il biografo Thegan, nel suo Gesta Hludovici Imperatoris (813) , si riferisce a Bernardo di Settimania, che era il figlio di Guglielmo d’Aquitania anche come a un Conte di «stirpe regali».

I Conti di Tolosa erano quindi merovingi e nella Dinastia di Tolosa, il Conte Raimondo V, era molto legato ai Catari, per questo venne perseguitato dalla Chiesa Cattolica di Roma, che vedeva in questi ultimi una grave minaccia alla loro egemonia politico-religiosa.

In questo atto storico risalente al 754, Sigeberto, definito all’interno del documento come “discendente del Re Meroveo”, viene nominato conte di Rouergue, dopo il giuramento di fedeltà vassallatica nei confronti del Re franco Pipino III il Breve. L’atto precisa con testuali parole “….il conte Sigeberto di lignaggio merovingio.”

Le dinastie dei Guglielmidi e di Tolosa erano quindi imparentate ed entrambe di origine merovingia.

Dalle case di Tolosa e di Trencavel, a seguito del matrimonio di Ruggero Tagliaferro con Adelaide di Burlats, nasce Raimondo-Ruggero Trencavel, anch’esso perseguitato dalla Chiesa di Roma per via della sua indifferenza verso quest’ultima e per aver permesso la libera convivenza tra i cristiani e gli eretici nelle sue terre.

Raimondo Ruggero Trencavel, morirà a seguito della Crociata contro gli Albigesi, in occasione della quale venne catturato e segregato nelle prigioni del suo stesso castello, dove si dice sia morto per avvelenamento.

Si ritiene che il Parzival di Wolfram Von Eschenbach, l’Opera per eccellenza sul Graal, fosse ispirata proprio alla persona ed alle gesta di Raimondo-Ruggero Trencavel. Alcuni storici hanno potuto delineare una evidente connessione tra l’eroe Parzival, il Re Pescatore ed altri personaggi ed elementi, con personaggi, cose e luoghi nei quali viveva Raimondo-Ruggero Trencavel.

Il Castello del Graal sarebbe quello di Foix, Gahmuret, il padre di Parzival, sarebbe stato Ruggero II Trencavel, la madre di Raimondo Ruggero sarebbe stata Adelaide di Tolosa, il Re Castis sarebbe Alfonso II il Casto e Repanse de Schoye – la portatrice del Graal – sarebbe stata la famosa paladina dei Catari Esclarmonda di Foix.

Anche i nomi dei due personaggi hanno una radice etimologica identica, in quanto Trencavel significa, tradotto, “colui che taglia bene”, mentre Parzival significa “colui che taglia a mezzo o a metà”. Gahmuret l’Angioino, padre di Parzival, il quale sarebbe stato nella realtà Ruggero II Trencavel, che nel romanzo era raccontato fosse originario del Ducato di Angiò a nord della Francia, in realtà sarebbe stato di Anjou, una località omonima a quella citata nel Parzival, ma non la stessa, in quanto la prima sta a nord della Francia, vicina a Nîmes e vicino a Lione. Il territorio in epoca merovingia apparteneva ai duchi di Borgogna e alla dinastia guglielmide.

Proseguendo nell’analisi delle analogie storico-letterarie, la città medievale di Carcassonne si adatta con stupefacente precisione alla città immaginaria di Graharz, descritta nel Parzival di Wolfram Von Eschenbach, essendo l’unica città medievale in Europa a presentare simili caratteristiche, oltre a ciò, il Castello dei Trencavel è incastonato nelle mura esterne e come se non bastasse, qualsiasi studioso di architettura medievale sa che un castello di quell’epoca ha in genere poche torri. Giusto le fortezze dei nobili più potenti contavano al massimo 4 o 5 torri, comunque mai più di 6.

Carcassonne, possiede un totale di 56 torri. Il che giustificherebbe perché all’interno del racconto, Parzival descriveva la vista delle torri di Graharz come “torri a non finire”.

Un’altra parte cruciale del Parzival è l’assedio al Castello di Pelrapeire e l’incontro con la sua futura sposa Condwiramurs, Regina di Brobarz e sovrana di impareggiabile bellezza.

Leggendo il Parzival, ci si accorge che la descrizione del castello di Pelrapeire coincide in maniera impressionante con quello di Beaucaire che era effettivamente la dimora di villeggiatura dei Conti di Tolosa e dei loro Vassalli, i signori di Montpellier e la somiglianza è lampante specie per la strabiliante coincidenza di analogie, quali l’ubicazione, la struttura, i dintorni, nonché per essere, esattamente come nel racconto, in riva ad un grande fiume; il castello di Beaucaire è l’unico castello della Francia a presentare tutte queste caratteristiche insieme e ad essere ubicato sul Rodano, uno dei fiumi più grandi d’Europa ed il principale in Francia. La coerenza delle similitudini si estende anche alla moglie di Raimondo-Ruggero Trencavel che era appunto Agnese di Montpellier.

Il Castello del Graal, è simboleggiato invece dal Castello di Foix, in quanto anch’esso, corrisponde perfettamente alla descrizione nel racconto, trovandosi in prossimità di un lago, essendo munito di un ponte levatoio che passa sopra un fiume, in questo caso l’Ariège, e trovandosi in una rupe, rendendolo inespugnabile esattamente nei modi descritti nel racconto del Parzival.

Il Re Pescatore sarebbe stato invece Raimondo VI di Tolosa, il quale nel racconto era zio da parte di madre di Parzival, esattamente come Raimondo VI di Tolosa lo era di Raimondo Ruggero Trencavel, in questo caso l’analogia più evidente tra i due personaggi, oltre al grado di parentela, è il carattere singolarmente eccessivo e libertino che ha contraddistinto tutta la vita del Re Raimondo VI di Tolosa ed i suoi diritti feudali sul castello di Foix.

Un altro elemento chiave essenziale a delineare un quadro d’insieme è che nella storia, abbiamo i maggiordomi di palazzo che, alleandosi con la Chiesa di Roma, spodestarono i Merovingi. Il Papa incoronò i Pipinidi e addirittura proibì, pena la scomunica, di eleggere Re da un altro lignaggio, dichiarandoli l’unica Dinastia Reale di Francia.

Questa acrimonia così evidente e ripetuta contro la Dinastia merovingia attraverso le generazioni, credo possa suscitare in chiunque, almeno più di un ragionevole interrogativo, tra i quali, il chiedersi quali possano essere stati i fattori che avrebbero potuto disturbare gli interessi della Chiesa Cattolica Romana. Se in questa indagine in particolare, noi partiamo dalle originali leggende medievali della tradizione francese, dopo la morte di Gesù Cristo, Maria Maddalena ed i suoi fratelli Lazzaro e Marta si stabilirono nella regione mediterranea della Provenza, in una delle numerose comunità ebraiche distribuite nella Gallia meridionale e dalla progenie di Maria Maddalena, ospitata in una di queste comunità ebraiche, sarebbero discesi i Merovingi, i quali, nel caso questo collegamento genealogico fosse reale, sarebbero a buon diritto gli eredi naturali di Gesù.

Quello che è certo è che dalla Dinastia di Tolosa esistono tuttora dei lignaggi merovingi che sono sopravvissuti fino ad oggi.

In questa occasione non li menzioneremo tutti, piuttosto ci limiteremo a quelli su cui ci sia una relazione con gli elementi storici esposti di sopra.

Per primo vorremmo menzionare i Gévaudan, discendenti dai Conti di Autun e di Tolosa. Il Priorato di Sion, nel 2016 ha firmato con il Principe Rubén Alberto Gavaldá, discendente proprio dai Gévaudan, un trattato di alleanza e reciproco riconoscimento, proprio per onorare e celebrare il legame tra l’Ordine e la Dinastia merovingia.

La Casa Reale di David-Toulouse Gévaudan è stata menzionata anche nell “Almanac of Würzburg 2014”.

Basandoci sul materiale storico che abbiamo illustrato, possiamo menzionare anche le Dinastie di Tolosa e Lautrec, altre due grandi stirpi.

Dal matrimonio di Baldovino di Tolosa e Alice di Lautrec nascerà la prestigiosa dinastia dei Toulouse-Lautrec che dal 1196 si perpetua ai giorni nostri e da questa avranno origine anche altri rami, ovvero le dinastie dei Signori di Puechmignon, Montrosier e Lavaur , che si estinsero nel 1788 e, a loro volta, i signori de la Treille che dal 1530 si perpetuano ai giorni nostri, nonché i signori di Saint Germier e Caylar che dal 1360 arrivano anch’essi ai giorni nostri.

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Fonte: Prieuré de Sion – Ordre de la Rose-Croix Véritas O.D.L.R.C.V.