In Europa 68 morti al giorno per batteri resistenti agli antibiotici

Antibiotici“Le infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici provocano almeno 25 mila decessi all’anno nell'Unione Europea”. La conferma arriva dall'ultimo rapporto curato dall'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) che ha elaborato i dati provenienti dai 27 Stati membri per l’anno 2015, in merito alla resistenza agli antibiotici dei batteri di Escherichia Coli e Salmonella sia negli umani che negli animali come suini e ovini.

La resistenza agli antibiotici negli animali

E per la prima volta, nell’ambito del monitoraggio annuale a dimensione UE su animali e alimenti, è stata osservata anche la resistenza agli antibiotici carbapenemici, seppur a livelli molto bassi, nei batteri di E.coli rinvenuti in suini e carne di maiale. Un campanello d’allarme da non sottovalutare, però, in quanto i carbapenemi sono di solito l'ultima risorsa terapeutica per i pazienti infettati da batteri resistenti a più di un antibiotico disponibile.

“La resistenza agli antimicrobici è una minaccia allarmante che mette in pericolo la salute umana e animale - ha ribadito Vytenis Andriukaitis, Commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare - per questo abbiamo messo in campo notevoli sforzi per arrestarne l'aumento, ma ciò non basta. Dobbiamo essere più veloci, più forti e agire su parecchi fronti”.

L'Italia tra i maggiori consumatori di antibiotici in Europa

Situazione che riguarda da vicino l’Italia, tra i maggiori consumatori di antibiotici ad uso umano e veterinario in Europa e nella quale, ad oggi, benché annunciato in più occasioni dal ministro Lorenzin, manca ancora un Piano Nazionale per il contrasto all’antibiotico resistenza. Dall’infografica interattiva elaborata da EFSA e ECDC, nel nostro paese sono già tre gli antibiotici ad uso umano che hanno effetto dimezzato nelle cure. Sono l’ampicillina, (54,9%), le tetracline (50,7%) e il sulfametossazolo (49,7%). Così come è molto elevata l’antibiotico resistenza ai ceppi di Salmonella, negli animali di allevamento a partire dai suini, fino al 44% per l’ampicillina.

Sempre secondo l’elaborazione di EFSA e da ECDC, i cittadini italiani hanno sviluppato “fino al 10% la resistenza per gli antimicrobici usati per curare la Salmonella ed è salita al 60% la resistenza agli antimicrobici criticamente importanti (fluorochinoloni e macrolidi) usati per combattere il Campylobacter coli”. Occorre ricordare che la campilobatteriosi è la malattia veicolata da alimenti più comunemente riferita nell'UE.

Resistenza che, sempre in Italia, sale al 63,7 % per gli antimicrobici comunemente utilizzati nella medicina veterinaria per combattere Escherichia coli dovuta, come precisano ad AGI gli esperti di Efsa, “all’alta prevalenza di ESBL (Extended-spettro beta-lattamasi) ceppi di microbi dell’Escherichia Coli antibiotico resistenti, nei suini italiani: il 64% rispetto a 31,9% di media nei 27 Stati membri e nei vitelli, l’80% rispetto a 36,8% di media nei paesi principali produttori”.

L'Italia tra le resistenze agli antibiotici più alte d'Europa

Tutte informazioni che confermano quanto reso già noto a gennaio 2017 dal report “Antimicrobial resistance surveillance in Europe 2015” sempre a cura dell’European Centre for Disease Prevention and Control. E ribadito già da novembre 2015, dalla sorveglianza dell’antibiotico-resistenza dell’Istituto superiore di sanità (Ar-Iss): “In Italia la resistenza agli antibiotici si mantiene purtroppo tra le più elevate in Europa e quasi sempre al di sopra della media europea”. E il nostro paese resta, quello, tra gli Stati membri, con il più alto consumo di antibiotici ad uso umano, con 27,5 DDD (Dose Definita Giornaliera ogni 1000 abitanti) insieme a Belgio, Francia, Cipro, Romania e Grecia, quest’ultima maglia nera con 36,1 DDD, contro una media europea di 22,4 DDD. Quasi il triplo dell’Olanda che consuma invece poco più di 10,7 DDD/die, secondo i dati elaborati dall’European Surveillance of Antimicrobial Consumption Network, (Esac-Net).

“Un uso cauto degli antibiotici in medicina umana e veterinaria è estremamente importante per far fronte alla sfida che la resistenza agli antimicrobici pone - ha dichiarato Mike Catchpole, direttore scientifico dell’ECDC- tutti noi abbiamo la responsabilità di garantire che gli antibiotici continuino a essere efficaci”.

Ridurre l'uso degli antibiotici

Mentre l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA, che ha lanciato una nuova campagna di sensibilizzazione al tema, ricorda come sia necessario, anche negli animali da reddito ridurre l’uso di antimicrobici affermando che è necessario “sostituirli ove possibile e ripensare il sistema di produzione del bestiame, fondamentale per il futuro della salute animale e di quella pubblica”, qualcosa si muove nel nostro Paese.

Al parlamento italiano, dal 20 dicembre ad oggi sono state presentate complessivamente 8 mozioni a risposta scritta bipartisan indirizzate al governo e al Ministro della Salute rispetto al problema dell’antibiotico - resistenza. Alle interpellanze ha risposto, per il governo, Dorina Bianchi, Sottosegretaria di Stato per i Beni e le attività culturali e il turismo, lo 23 gennaio scorso, riferendo che “un gruppo di lavoro è stato istituito presso il Ministero, per la stesura del Piano nazionale per il contrasto all'antibiotico-resistenza, che coprirà il periodo 2017-2020, che sarà volto anche a realizzare la piattaforma nazionale on line sulla resistenza agli antibiotici: nel sito del Ministero ci sarà un'ampia documentazione destinata sia al pubblico sia ai pazienti, ai consumatori, agli allevatori, agli agricoltori e con accessi riservati anche a medici, operatori sanitari, farmacisti e medici veterinari”.

Intanto, i dati diffusi dal rapporto «Review on Antimicrobial Resistance», commissionato dal primo ministro inglese a Jim O'neill, ex presidente Goldman Sachs, già nel 2014, riportavano che, entro il 2050, le infezioni resistenti agli antibiotici potrebbero essere la prima causa di morte al mondo, con un tributo annuo di oltre 10 milioni di vite, più del numero dei decessi attuali per cancro.

Fonte: agi.it